Sarebbe bastata una pedata, che non meritavano niente gli esseri umani.
Lui era l’Universo e continuavano ad offenderlo. A loro aveva regalato il rosso dei tramonti, l’acque chiare dei ruscelli, il ventre azzurro degli oceani e la terra fertile, gravida di frutti. Ci aveva messo tutto se stesso in quel progetto. A dispetto di tutte le galassie, le costellazioni, pianeti e buchi neri più di tutti aveva amato quella zolla, perché questo era nell’infinito la terra: un granello di sabbia nel deserto.
Aveva chiesto al sole di scaldarla, alle stelle di illuminarle il cielo nelle notti buie e alla luna di ispirare poeti e amanti. Un caleidoscopio di colori, venti forti a spazzare le nubi e brezze marine a spettinare capelli e pensieri.
Ma loro, gli esseri umani, come tempesta di maestrale avevano distrutto tutto. Ingrati!
Il suo amore ferito chiedeva vendetta e l’ira stava prendendo il sopravvento, ma poi…
Fu il vagito di un bambino, le mammelle gonfie di latte e amore di una mamma e quel “grazie” sussurratogli da un padre per quel dono.
L’alba tingeva di luce monti e valli e lui, l’Universo, si fece piccolo davanti alla grandezza della vita.