Oltre la siepe splende la luna che non è astro ma solo luce di una finestra che rifulge nel buio come cristallo di specchio, richiamo, promessa, smania d’ attesa per lui che non dorme ma aspetta che lei accenda la sua di finestra per dar cuore alla notte e scuoter la brama di chi non ha un nome ma solo un contorno, un’ombra nel vetro che aspetta paziente e più è lunga l’attesa più cresce la voglia e allora rallenta quel tanto che basta, quel tanto che serve, per rinnovare l’urgenza della sua luce che tarda  perché stanotte c’è luna e non serve altra fiamma a rivelare quei gesti che la sua ombra s’inventa per dare il piacere a chi non ha corpo ma solo pupille, affinché lei copra il buio con un lenzuolo notturno ad avvolgere la siepe che li separa. Scioglie i capelli e li spazzola a lungo e poi li riavvolge in cima alla nuca a lasciar nudo il collo senz’altra catena che quella del laccio che incastona una perla, traslucida e bianca, come goccia di luna, la stessa che occhieggia, diafana e lontana, sul confine remoto della siepe comune. Dalla finestra la sua ombra la fissa, non distoglie lo sguardo neppure un momento, aspetta paziente che si sazi del gioco, un inganno da poco di donna annoiata che consapevole ignora quella luce sguaiata e prosegue la recita come attrice pagata per far godere chi guarda, senza essere visto, dietro una porta o una finestra. Attrice che simula una parte non sua con tutto il fervore di una novizia che vuol essere creduta esperta davvero, e sembra una bimba che gioca alla donna ma è una donna che inganna in un gioco di bimba. E lo fa con tal grazia e naturale scioltezza che tu lo diresti che è il suo mestiere, che lei è davvero quello che mostra e che la realtà è quella del vetro e della perla di luce che risplende pallida sul nudo del collo ed ora dilaga sui seni sbocciati dalla sottana. E quando nuda si offre dietro il vetro appannato senz’altra insidia che la sua voglia svelata, la luce sfiamma dall’altra finestra, cede il posto alla luna e alla luce di perla, asseconda nel buio il ruolo che lo riguarda, l’estremo del gioco che paziente ha agognato.
Spegne la luce perché lei non lo veda, che quella parte è solo la sua.
Non è rispetto alla nuda puttana ma a quel desiderio che solitario consuma.