La convinsero con argomenti appropriati, non se la passava benissimo infatti in quel periodo Nadia
aveva perso il lavoro, non ne trovava un altro da tempo, insomma i soldi scarseggiavano, quindi pensò – perché no? – sarebbe stata pagata profumatamente.
‘Utero in affitto’ si chiamava, anzi no, faceva una brutta impressione, meglio ‘Maternità surrogata’.
L’avevano avvertita: “Non affezionarti al bambino, non è tuo”. “Ok”.
Mentre sentiva crescere la piccola vita dentro di sè, una coppia stava in trepidante attesa che partorisse, per coronare finalmente un sogno che pareva irrealizzabile.
Sembra facile far finta di nulla, ma quando arrivò il momento del parto, Nadia adorava quella piccola creatura, chiese di poter recedere dal contratto, lo voleva per sè. Non ci fu niente da fare, aveva firmato e doveva rispettare i patti.
Così fu, Nadia tornò a casa con le tasche piene e le braccia vuote.