Anche se erano riuscite a catturare l’impostora, Tilda era meno euforica di Morositas che pensava allo scoop e, a suo avviso, con quel maledetto fischietto aveva attirato più attenzione del necessario.
D’altronde, era prevedibile, Lucynda era una giocatrice d’azzardo di natura e affrontava la vita con entusiasmo.
Prima di cantare vittoria voleva vederci chiaro.
Come d’accordo, Irina, alle spalle della presunta Mallory, le sussurrò in un orecchio:
«Se non vuoi sparire per sempre nelle tundre glaciali, taci e seguici!».
La finta Hillary aprì la bocca per protestare ma Milita, agile come una pantera, le puntò alla schiena la sua lente a mo’ di pistola e le intimò:
«Obbedisci o ti faccio secca, parola di detective!».
Si avviarono verso l’uscita, Tilda in testa al drappello e, appena la navetta spaziale planò, sparirono all’interno come se fossero state inghiottite dallo spazio.
«Che cosa volete da me, stronze», blaterò l’ostaggio guardandole con odio.
«Stai calma», risposero in coro.
Tilda, a un cenno di assenso dalle altre, con molta noncuranza disse:
«Vogliamo farci un the?».
«Adesso parla, chi sei e che cosa stai tramando».
«Sono Mallory, la sorella gemella di Hillary e sono venuta qua per avere la mia parte di profitti».
«La sorella gemella? Ecco perché eri ovunque», blaterò Milita con gli occhi sbarrati.
Irina annunciò con finta aria di sfida:
«Ed io avevo l’incarico di “eliminarti”!»
«Ma davvero? Che tenera sorella mi ritrovo e sarei io che dovrei interpretare la parte di quella cattiva?».
«Vuota il sacco prima che perdiamo la pazienza», reclamarono.
Mallory spiegò che il segreto di Hillary, del quale erano a conoscenza solo Faber, Miggy, Lawrence e Joseph, era il modo in cui la WM Editions aveva raggiunto il successo anni prima, quando stava per dichiarare bancarotta e, mentre tutte le case editrici si erano rassegnate all’evidenza che le persone non leggessero più, la WM Editions aveva continuato a investire.
L’idea di far diffondere un virus in grado di spegnere tutti i dispositivi tecnologici quali TV, Cellulari, Tablet, PC, ecc. per un intero anno, fu vincente.
Durante quel periodo le persone, dopo un primo momento di sconcerto e disperazione, ripresero a ricrearsi alla vecchia maniera, leggendo e scrivendo su tradizionali macchine dattilografiche.
La WM Editions riuscì così a pubblicare molte opere e si arricchì in modo impressionante perché era partita avvantaggiata rispetto a tutti i concorrenti.
Mallory, venuta a conoscenza della fama della WM Editions, era tornata per rivedere la sorella e, approfittando del fatto che nessuno sapeva della sua esistenza, aveva carpito le informazioni riservate e aveva minacciato Hillary di svelare il loro segreto in cambio di soldi.
«Lo scoprii per caso chiacchierando con Miggy e Faber, che ingenuamente, scambiandomi per Hillary, m’informarono di tutti i particolari lasciandomi addirittura consultare i libri contabili».
«Tutto qua», concluse.
Tacque mentre le quattro amiche la scrutavano incerte.
Lucynda pregustava la soddisfazione di scrivere in anteprima tutta la storia che avrebbe suscitato uno scalpore incredibile.
Milita era contenta del suo fiuto e del fatto che i suoi sospetti erano fondati e aveva intravisto qualcosa di losco da subito; Irina era sconvolta e Tilda meditabonda.
«Vuoi rovinare tutto, eh?», «che cosa vuoi in cambio», chiese, truce e bieca scrutandola.
«Il mio silenzio non ha prezzo», dichiarò Mallory con astio.
Tilda odiava le persone invidiose, non aveva bisogno di consultarsi con le amiche che sarebbero state d’accordo con lei.
Avevano riposto fiducia in The Boss e nella WM Editions e intendevano difenderla, ne era certa.
«Costi quel che costi!», pensò.
Dopo una rapida occhiata di conferma, portò a compimento il piano e cominciò a rovistare nella sua pochette finché non estrasse un anello con un diamante gigantesco e bellissimo:
«Dove ti eri cacciato, birichino», disse con la noncuranza di chi possiede un comune zircone da quattro soldi o come se avesse la certezza che indossare un diamante da cento carati facesse parte del suo abituale look.
Il meraviglioso diamante da collezione, di forma rettangolare lanciò bagliori fluorescenti riempiendo di luce tutto l’abitacolo.
Mallory strabuzzò gli occhi affascinata:
«Che meraviglia, dove l’hai preso?»
«È tuo?».
«Secondo te? Certo che sì, l’ho avuto in eredità da una mia lontana trisavola insieme alla miniera».
«Che miniera?», esclamarono insieme Mallory e Lucynda.
Quest’ultima si era momentaneamente distratta, proiettata in avanti dal pensiero dell’articolo bomba che stava preparando.
Tilda la fulminò con uno sguardo.
«La miniera in Sudafrica, che mi ha permesso di diventare ricca sfondata insieme con quelle di smeraldi», proseguì guardando nel vuoto con aria sognante.
Anche Irina e Milita stavano per esclamare qualche cosa d’inappropriato ma si trattennero in tempo.
Ricordarono che faceva parte del gioco.
Era evidente che Mallory era interessata al diamante e lo guardava con occhi famelici.
Poi, tornò in sé:
«Che cosa volete da me, ormai so tutto dei giochetti della WM Editions e degli sporchi traffici e inganni di mia sorella».
Lucynda la guardò con occhi fiammeggianti; Irina le urlò “сука” (puttana) e Milita, istintivamente cercò nella borsa la pistola che non aveva mai posseduto.
Tilda mantenne la calma e sentenziò in tono tranquillo:
«È stato per una buona causa e noi siamo qui per proporti un patto, direi un affare».
Mallory scoppiò in una malvagia risata e le guardò con derisione e sarcasmo.
«Ah, ah, ah!»
«Potete scordarvelo!»
«Che ne diresti di una miniera di diamanti in cambio del tuo silenzio e sparizione definitiva?».
Mallory interruppe la bieca risata e la osservò con uno sguardo scettico:
«E tu, nonnetta, saresti veramente disposta a questo per mia sorella e quel branco di presuntuosi dello staff della WM Editions?»
«Non ci credo!»
«Mettimi alla prova», rispose dura Tilda.
Il silenzio era totale, solo il leggero ronzio dei motori rendeva reale l’atmosfera.
Irina intervenne per prima, ricordò la sua parte e, anche se non era consona alla sua dolce natura, pensò che valesse la pena interpretarla fino alla fine:
«выбирать, жизнь или смерть (Scegli, vita o morte)!»
Tutte la osservarono ammirate e stupite.
«La Minutova gioca pesante», pensarono.
Mallory stava riflettendo poi disse:
«Ammesso che accetti, fuori i dettagli».
Tilda prese dalla pochette il cellulare, compose un messaggio vocale e rispose subito una calda e sensuale voce di donna:
«Qui è lo studio legale del Notaio Contratti & Affini, con chi parlo?»
«Sono Tilda Falcon, vorrei il notaio».
«Buongiorno, signora Falcon, la metto subito in linea», esclamò sollecita la segretaria.
Dopo qualche secondo di attesa, comparve sullo schermo un giovane e aiutante uomo che la salutò con un sorriso caldo e affascinante:
«Buongiorno signora Falcon, che piacere vederla, come sta? In che cosa posso esserle utile questa volta?», con un tono confidenziale come se i loro contatti fossero normale routine.
«Vorrei dare in donazione la miniera di diamanti in Angola»
«Perfetto, signora, vuole che prepari la documentazione? Sarà fatto in giornata, le passo la mia segretaria per i dettagli e le formalità. Per le firme ci regoliamo come il solito? È sempre un piacere servirla. Arrivederci».
Mallory rimase a fissarla sbigottita e proseguì:
«Voglio anche l’anello».
Tilda se lo aspettava, lo sapeva che era cinica e avida.
Pensò che privarsene ne valesse la pena, soprattutto perché quello era solo una copia dell’originale che teneva, ovviamente, in cassaforte.
«Che cosa pensava la stronza, che fosse così stupida e sprovveduta?».
«Gliela faccio vedere io di che cosa è capace la “nonnetta”», pensò Tilda.
«Affare fatto», disse porgendole l’anello.
Poco dopo, depositarono Mallory davanti all’albergo, dove alloggiava: sarebbe sparita nei prossimi giorni e … per sempre.
Quando rimasero sole, le quattro amiche tirarono un grosso sospiro di sollievo poi incominciarono con le domande:
Milita: «Generoso da parte tua regalarle la miniera, non ti facevo cosi …».
Tilda: «Stupida? Non preoccuparti, tra due anni sarà da chiudere, il filone si è esaurito. E, prima
che tu me lo chieda, l’anello è solo una magnifica copia».
«Ohhh!», esclamarono in coro.
Irina esclamò guardandole con i suoi meravigliosi occhi di ghiaccio:
«Povera Mallory, mi fa un po’ tristezza».
«Sei troppo buona, Irina» esclamarono in coro, «pensiamo al futuro nostro e della WM Editions».
Si separarono e tornarono separatamente al bar, come convenuto, senza proferire parola e battere ciglio.
Poco dopo, Tilda tornò alla navetta, era stanca di tutti questi misteri, aveva voglia di pace e tranquillità.
Decise che sarebbe partita, si sarebbe congedata con un video messaggio e chiesto scusa per l’improvvisa partenza.
Decise che avrebbe lasciato per un po’ il mondo letterario per dedicarsi a uno dei suoi hobbies preferiti: avrebbe ricominciato a dipingere.
Prese la pochette per cambiare d’abito:
«Che cosa c’è qui?».
Quando tirò fuori il colbacco di volpe argentata di Irina si commosse:
«Irina ha voluto lasciarmi un ricordo».
«Lo userò come un morbido e caldo scaldapiedi nelle mie lunghe serate d’inverno».