Vento. Pioggia. Fulmini che scendevano crepitando dalle nuvole scure per infrangersi sul terreno spoglio. Desolazione ovunque.
«Proprio un bel posto per passarci le vacanze!» sbottò Ingram « e quei fulmini… da non mettere neanche il naso fuori dalla navetta!»
Il comunicatore di bordo non reagì allo sfogo:
«Innanzitutto», rispose, «non è colpa mia se tu non sei preciso nelle tue richieste: avevi detto di non sopportare il caldo e la folla e io ti ho portato in un luogo tranquillo e fresco…»
«Sì, la fogna della Galassia!»
«… E poi» continuò la macchina, stavolta in tono polemico, «non è neanche corretto dire che i fulmini scendono dal cielo. Come ben sai, o dovresti sapere perché fa parte del programma di fisica atmosferica delle elementari, la corrente di scarica parte da terra e non dalle nuvole.»
«Infine vorrei avvertirti che ho seri dubbi sulle tue capacità di pilotaggio, per cui se userai quel martello che hai in mano sui miei delicati meccanismi è molto probabile che non riuscirai mai a lasciare questo pianeta. Intero, intendo.»
Ingram sospirò e posò sul tavolo il pesante attrezzo.
«Cosa ti fa pensare che volessi colpirti?»
«La tua espressione, la successione degli eventi, il profilo ormonale, l’eccesso di adrenalina nel sangue…»
«Ok, ok. E adesso, preso atto che questo posto fa schifo e non intendo passare qui tutte le mie ferie, cosa suggerisci?»
Silenzio.
«Ehi, ti sei guastato? Guarda che non ti ho toccato neanche con un dito!»
«Non è questo. Il fatto è che con il budget che hai a disposizione non è che ci sia molta scelta. Che ne dici di una vacanza-lavoro?»
«Dove?»
«Nelle miniere di titanio di Zolfus 134, per esempio. »
«@#*!»
«Non è il caso di essere volgare. E poi io non posseggo quelle parti anatomiche!»
«Ma non ci sono proprio località alternative? Che so, le spiagge dorate di Celsius, le candide montagne di Lacedonia777…»
«Vedo che leggi i dépliant turistici. Celsius ha sì delle spiagge dorate, splendide, ma la temperatura media è di 127 gradi. E in quanto alle candide montagne di Lacedonia777, se ti fossi preso il disturbo di informarti, avresti scoperto che sono di anidride carbonica…»
Ingram batté le mani sul tavolo, esasperato.
«Ma è possibile che qui non ci sia niente da fare, oltre ad ammirare le meraviglie di una natura catastrofica?»
«No, naturalmente» rispose il comunicatore.
«No? Vuoi dire che qui ci sono delle attrazioni, a parte i fantasmi dei turisti che si sono suicidati per la disperazione?»
«Ma certo! Credevi forse che ti avrei portato in una località per sfigati? Qui c’è tutto il necessario per un divertimento low cost.»
«Vuoi dire che…»
«Esatto: sesso, droga e rock’n roll!»
«Rock’n roll?»
«Un modo di dire della fine del secondo millennio, non farci caso.»
«Ah beh. Allora, che aspettiamo?»
«Che tu abbia finito di lamentarti!» concluse la macchina, esasperata.

«Alla fine non è stato male!» ammise Ingram, una volta rientrato un po’ barcollante nella navetta spaziale.
«Lieto di sentirtelo dire» rispose il comunicatore, «visto che hai speso fino all’ultimo credito.»
«Si, ehm… Quella, anzi, quelle biondine erano una cosa che…»
«Nessun problema, è per questo motivo che fanno pagare in anticipo la tassa di soggiorno.»
Eseguiti i controlli di rito, l’astronave accese i motori a razzo per portarsi oltre l’atmosfera e inserire la propulsione a plasma.
Dal minuscolo oblò Ingram vedeva il terreno desolato farsi sempre più distante, finché non furono inghiottiti dalle nubi.
«Non mi dirai che adesso ne hai nostalgia?» lo canzonò la macchina.
L’uomo alzò le spalle:
«È sempre così alla fine delle vacanze.» ammise.
«Va bene, vorrà dire che l’anno prossimo torneremo sulla vecchia Terra…»
«Adesso non esagerare! Pensa a guidare!»