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Si sa che nel mondo delle favole e della fantasia tutto è possibile, possono accadere le cose più strane e incredibili; è un fatto risaputo e scontato per tutti.
Forse era soltanto un sogno e Giulia stava viaggiando sul Treno della Fantasia, visitando il Mondo dell’Inverosimile.
Non sapeva perché si trovasse in quel luogo così strano, né dove fosse diretta.
Stava attraversando un bosco e il sentiero era in salita, poi divenne pianeggiante ma intricato e si inoltrò in mezzo ad alberi fitti che nascondevano la luce del sole.
Sembrava notte e Giulia provò paura quando si accorse che si trovava in un luogo mai visto senza un motivo preciso.
«Magari incontrerò qualcuno che mi indicherà la strada» esclamò speranzosa; ma la sua voce produsse un eco così strano che le venne ancora più paura.
Anche gli alberi di abete che si ergevano altissimi intorno a lei sembravano avere occhi severi e grandi bocche ghignanti.
«È la mia immaginazione» pensò per tranquillizzarsi passando accanto a un cespuglio di rovi che allungò i suoi rami spinosi come mani minacciose attaccandosi alla gonna del suo vestito a fiori rossi e blu come a volerla ghermire.
Tutta la natura le sembrò ostile e si mise a correre senza avere la più pallida idea di dove stesse andando.
Scivolò giù per un dirupo, si sbucciò le ginocchia e scoppiò a piangere.
Da una grande apertura cava di un enorme platano sbucò il capo di una civetta:
«Chi è che mi ha svegliata?»
«Sono la Fata della Notte» squittì fissandola come se volesse fotografarla con i grandi e luminosi occhi gialli, «come ti permetti di invadere la mia proprietà» disse seccata.
«Chi sei, essere rumoroso e insensibile!» proseguì severa.
Giulia si fermò a fissare quegli occhi gialli come ipnotizzata mentre le fronde degli alberi che la circondavano, mossi da un vento impetuoso e improvviso, sussurravano come in un lamento:
«Vai via, vai via finché sei in tempo …».
Uno scoiattolo birichino si affacciò tra le foglie e squittì:
«Pericolo!», poi si allontanò saltando veloce di ramo in ramo e sparì rapito dal vento.
Sembrava avessero tutti fretta di lasciare quel posto.
Tra i sassi di un ruscello senza acqua si materializzò una lucertola verdastra che si tramutò in un drago con grandi fauci spalancate e infuocate.
Giulia era terrorizzata e stava per urlare quando un nano con uno strano berretto a punta sulla zucca pelata uscì da dietro un grande fiore azzurro, le mise un filo in mano ed esclamò:
«Ti salvo io!»
Si trovò appesa ad un grande aquilone rosso e giallo che la trasportò in alto, sopra gli alberi e la depositò in una amena radura.
Un grazioso e tranquillo villaggio apparve ai suoi occhi, colorato come un dipinto naif.
Era avvolto da una grande bolla di sapone che brillava e ondeggiava nell’aria.
Nel cielo azzurro navigavano nubi leggere come bambagia, gli alberi erano colorati come in autunno e spandevano nell’aria foglie rosse, gialle, marrone e verdi come un tripudio di grandi farfalle svolazzanti.
Guardò meravigliata le piccole collinette verdi smeraldo sulle quali erano adagiate graziose e minuscole case con tetti rossi e spioventi e si sentì sollevata e pensò di essere in salvo.
Invece, dalla fitta boscaglia alle sue spalle, spuntò il drago che lanciò un lungo sibilo infuocato e minaccioso.
Giulia si slanciò verso la campana che proteggeva il villaggio, e si trovò chiusa dentro la bolla ai piedi di una delle piccole colline.
Un grande corvo nero dall’aria sapiente le gracchiò dall’alto del tetto della casa:
«Attenta a dove metti i piedi, sei stata invitata?».
La bambina non rispose, si appoggiò a un muretto e si accorse che era fatto di marzapane al gusto di nocciola, i tetti delle case sapevano di fragola e tutto aveva un profumo delizioso.
Le nuvole galleggiavano nel cielo appese a fili d’argento come piccoli vascelli di panna montata e i tronchi degli alberi lasciavano intendere di essere forgiati di fine cioccolato fondente.
I cespugli intorno alle case le sorrisero e in quel momento si accorse che erano spruzzati di zucchero a velo.
Stupita e ammutolita, Giulia seguì il volo di un’ape enorme che si appoggiò come un aereo su un enorme fiore decorato di zucchero filato.
Era tutto così incredibile e fantastico!
Ad un tratto, con un terribile suono metallico la fragile bolla che proteggeva il villaggio scoppiò distrutta dalla fiamma dell’orribile drago che le stava dando la caccia ….
«Giulia, svegliati, devi andare a scuola, hai la verifica di matematica, te lo sei scordato?»
«Non vorrai fare tardi proprio oggi».
La voce di mamma la svegliò e le procurò un grande sollievo; era stato solo un incubo dal quale era felice di essere uscita anche se la verifica scolastica che la aspettava non prometteva nulla di buono.
«Un altro incubo da affrontare», bofonchiò mentre si alzava da letto intontita.
Un incubo a cui non poteva sottrarsi perché i numeri non erano decisamente il suo forte e la scuola era uno dei suoi primari doveri!
Giulia lo sapeva bene, si aggiustò i pantaloni del pigiama e ciabattando seguì mamma in cucina per la colazione.