Il suo sguardo era stato attratto dalle due donne sedute al tavolino del bar.
Una donna matura ed una ragazza molto giovane.
Si somigliavano.
La donna più grande aveva i capelli di un tono più chiaro ed una gestualità più posata.
Probabilmente erano madre e figlia.
Sedute a quel tavolino a discutere di qualcosa che doveva confidenzialmente coinvolgerle.
La ragazza giovane era molto carina.
Sedeva disinvolta, conscia della sua bellezza, gettando occhiate distratte alla strada e continuando a rimestare con la cannuccia la bevanda colorata che aveva davanti.
Ma, ad attrarlo, era la donna più grande.
Sedeva in maniera composta sorseggiando, ogni tanto, dal suo bicchiere.
Un raggio obliquo di luce la evidenziava nel chiarore dei capelli e dell’abito, come la materializzazione di un ologramma.
Dalla piccola scollatura del vestito emergeva un collo da Modigliani.
O quello di una giraffa in miniatura.
I capelli, raccolti sulla nuca, ne accentuavano la flessuosità.
In quel lungo collo color avorio c’era qualcosa di estremamente sensuale che lo irretiva.
Da cui non riusciva a distogliere lo sguardo.
La posa composta.
I gesti misurati.
La sobrietà dell’abito.
E la severità della pettinatura.
Tutto questo smentiva apparenti intenzioni seduttive.
Ma quel collo flessuoso che emergeva, disadorno e nudo, era la provocazione sessuale più discreta, ed eccitante, che solo una donna di classe avrebbe saputo, ad arte, ingegnare.