Come ogni mattina, verso le nove, alzo la saracinesca del mio negozio che si trova nel centro di Venezia. Vendo maschere carnevalesche di ogni genere. Da quelle da appendere alle pareti a quelle da indossare come costumi per la festa. Fin da bambino mi sono sentito affascinato da questi oggetti colorati e tempestati di brillantini e strass. Così adesso che ho coronato il mio sogno di venderle, ogni giorno le spolvero e le dispongo diversamente nelle vetrine. Ho notato con mia grande soddisfazione che piacciono molto agli stranieri ma anche alla gente del posto, soprattutto in questo periodo dell’anno. Difatti a Venezia si sta festeggiando il carnevale. Così la città lagunare è affollata da persone che indossano maschere sfavillanti e ad ogni angolo delle strade vi sono banchetti gastronomici degli ambulanti che vendono i tipici dolci carnevaleschi come le frittelle, le castagnole e i galani. Il mio negozio è molto frequentato, dovrei essere contento e invece, oggi sono preoccupato perché questa sera ho un appuntamento galante con una giovane donna che si chiama Chiara. L’ho conosciuta al negozio perché lei è una giornalista free lance che deve fare un servizio sulle maschere per il suo giornale a Roma. Anche lei adora questo tipo di oggetto. Così tra una cosa e l’altra, dopo un certo periodo di frequentazione, siamo finiti a casa mia a fare l’amore appassionatamente e tra di noi è nata una relazione amorosa anche se lei ha due figli e un marito che l’aspettano nella capitale. Così abbiamo fatto un patto. Se questa sera Chiara verrà alla festa in piazza San Marco vorrà dire che avrà fatto la sua scelta e resterà qui con me a Venezia. Sarà facile riconoscerci tra la folla. Lei sarà la principessa azzurra e io il principe Acarmug. Non sono maschere molto comuni. Ma lei verrà? Il dubbio mi arrovella. Giunta la sera indosso il mio costume e mi dirigo in piazza San Marco. Tra la folla individuo subito il suo abito che è azzurro come il cielo e i suoi capelli sono raccolti in un bellissimo chignon. Sul volto però ha una maschera. Inizio a chiamarla:

“Chiara, Chiara”

Ma lei si allontana e va verso il ponte di Rialto. Io la chiamo ancora ma lei inizia a correre. La raggiungo ma lei si toglie la maschera e dice:

 “Ma io non sono Chiara, cosa vuole da me?”

 Mi scuso con la signora e penso:

 “Così Chiara la sua scelta l’ha fatta. Come ogni mattina, verso le nove, alzo la saracinesca del mio negozio che si trova nel centro di Venezia. Vendo maschere carnevalesche di ogni genere. Da quelle da appendere alle pareti a quelle da indossare come costumi per la festa. Fin da bambino mi sono sentito affascinato da questi oggetti colorati e tempestati di brillantini e strass. Così adesso che ho coronato il mio sogno di venderle, ogni giorno le spolvero e le dispongo diversamente nelle vetrine. Ho notato con mia grande soddisfazione che piacciono molto agli stranieri ma anche alla gente del posto, soprattutto in questo periodo dell’anno. Difatti a Venezia si sta festeggiando il carnevale. Così la città lagunare è affollata da persone che indossano maschere sfavillanti e ad ogni angolo delle strade vi sono banchetti gastronomici degli ambulanti che vendono i tipici dolci carnevaleschi come le frittelle, le castagnole e i galani. Il mio negozio è molto frequentato, dovrei essere contento e invece, oggi sono preoccupato perché questa sera ho un appuntamento galante con una giovane donna che si chiama Chiara. L’ho conosciuta al negozio perché lei è una giornalista free lance che deve fare un servizio sulle maschere per il suo giornale a Roma. Anche lei adora questo tipo di oggetto. Così tra una cosa e l’altra, dopo un certo periodo di frequentazione, siamo finiti a casa mia a fare l’amore appassionatamente e tra di noi è nata una relazione amorosa anche se lei ha due figli e un marito che l’aspettano nella capitale. Così abbiamo fatto un patto. Se questa sera Chiara verrà alla festa in piazza San Marco vorrà dire che avrà fatto la sua scelta e resterà qui con me a Venezia. Sarà facile riconoscerci tra la folla. Lei sarà la principessa azzurra e io il principe Acarmug. Non sono maschere molto comuni. Ma lei verrà? Il dubbio mi arrovella. Giunta la sera indosso il mio costume e mi dirigo in piazza San Marco. Tra la folla individuo subito il suo abito che è azzurro come il cielo e i suoi capelli sono raccolti in un bellissimo chignon. Sul volto però ha una maschera. Inizio a chiamarla:

“Chiara, Chiara”

Ma lei si allontana e va verso il ponte di Rialto. Io la chiamo ancora ma lei inizia a correre. La raggiungo ma lei si toglie la maschera e dice:

 “Ma io non sono Chiara, cosa vuole da me?”

 Mi scuso con la signora e penso:

 “Così Chiara la sua scelta l’ha fatta. E’ tornata dal marito”

 In giro non vedo altre principesse azzurre.

Mi gira la testa, mi fa male lo stomaco, mi tremano le gambe al pensiero di essere stato beffato da questa giovane carrierista. Per lei sono stato solo una scappatella extraconiugale. E pensare che mi ha sempre detto di non poter più fare a meno di me. Amareggiato strappo la mia maschera e la getto nella laguna che la inghiotte e la trascina via. Sento un morbido tonfo dopo un volo leggero un’altra maschera si è posata, azzurra, sull’acqua scura. Mi volto e vedo Chiara. È tornata dal marito”

In giro non vedo altre principesse azzurre.

Mi gira la testa, mi fa male lo stomaco, mi tremano le gambe al pensiero di essere stato beffato da questa giovane carrierista. Per lei sono stato solo una scappatella extraconiugale. E pensare che mi ha sempre detto di non poter più fare a meno di me. Amareggiato strappo la mia maschera e la getto nella laguna che la inghiotte e la trascina via. Sento un morbido tonfo dopo un volo leggero un’altra maschera si è posata, azzurra, sull’acqua scura. Mi volto e vedo Chiara.