Come ogni sera siamo nel salone della nostra casa che si trova nel quartiere nemorense di Roma. La luce che si diffonde grazie alla grande lampada di ceramica che mi ha regalato Lavinia, una mia cara amica di scuola, crea nella stanza un’atmosfera calda e accogliente. È stato il più bel regalo di nozze che ho ricevuto. Alla luce di questa lampada io e Marco, appena sposati, abbiamo fatto l’amore sul divano di questa stanza con grandissimo slancio. Ma tutto questo è rimasto solo un ricordo perché non ci è mai più capitato. Questa sera Marco siede allo stesso divano leggendo il giornale e tracanna il suo wisky. Ha il nodo della sua cravatta preferita un po’ slacciato. Ha la mania delle cravatte. Si gratta la testa. Fa sempre così quando è nervoso. È un architetto ed è molto in gamba nel suo lavoro, ma ultimamente ha un po’ di problemi. Io invece sono seduta al lungo tavolo fratino e sono impegnata nella mia ennesima traduzione che devo consegnare tra pochi giorni. Ho già fatto la mia solita corsa intorno al parco nemorense e ho preparato la pasta con le salsicce e mascarpone, uno dei miei piatti preferiti, che è piaciuta molto anche a Marco. Adoro cucinare. Ma anche io, questa sera, sono nervosa. Mentre lavoro, difatti, arrotolo le mie lunghe ciocche di capelli intorno alle dita della mia mano libera. Ad un tratto, sento lo sguardo ostile di Marco su di me. Con aria interrogativa lo guardo anche io e a questo punto lui mi dice:

“Sei una troia”

“Una troia? Perché?”

“Qualche giorno fa, presso lo studio, ho conosciuto una tua ex amica che mi ha raccontato del tuo sporco passato.”

“Che ti ha detto? Parliamone.”

“Non ne voglio discutere. Ma al solo pensiero di quello che hai fatto, non mi da pace.”

“Che esagerato! E che avrò fatto mai?”

“Quello che hai fatto è grave e da te voglio la separazione”.

“Diciamoci la verità, Marco, tu da me vuoi la separazione anche per quella puttana di Marilena, la tua assistente.”

“Marilena non è una puttana. È una donna molto diversa da te, per mia fortuna.”

“Diversa in cosa?”

“Innanzitutto non ha grilli per la testa e non è una ragazzina come te che scavalca ancora recinti esponendosi a dei rischi e se ne va ancora in bicicletta.”

“Pensa che barba di donna che deve essere questa Marilena.”

“Per me non è una barba. Ha una signora macchina, ama la casa e desidera dei figli. Tutti quelli che tu non mi hai dato.”

“Allora va da lei.”

Non se lo fa ripetere due volte. Corre in camera da letto, sento che apre le ante dell’armadio e traffica con le valige. Poi apre la porta di casa, esce, e urla:

“Addio!”

Io non lo seguo, resto al mio tavolo di lavoro ma inizio a riflettere su quanto può aver detto la mia amica sul mio conto. Sicuramente gli avrà parlato di quel periodo della mia vita, in cui viaggiavo molto, soprattutto all’estero ed avevo delle relazioni amorose anche con le donne. Ero un po’ bisex. Ma è stato per un breve periodo. Marco è proprio antiquato! Uno così meglio perderlo che trovarlo. Per fortuna, c’è Gianni. L’ho conosciuto circa un anno fa facendo jogging. Ci siamo visti quasi tutte le sere e presto, fra noi, è nata una storia che però ho sempre sottovalutato. Invece adesso Gianni è la mia unica ancora di salvezza. Questa sera si è fatto molto tardi, ma domani lo chiamo.