In una tavoletta rinvenuta nella valle del Karanok, nell’odierno Dovestan, è narrata la storia di Paciele, arcangelo disubbidiente.

Si racconta che un giorno, inviato da Michele in missione divina , capitò in un villaggio terrestre assai miserevole.

Grande fu il suo stupore nel vedere malattie, fame, dolore, ignoranza in cui erano immersi gli umani. Sentiva tutto quel dolore gravargli sul cuore, imbrigliargli le ali.

Così, mentre gli altri rientravano nei cieli, egli decise di restare lì contravvenendo agli ordini sentendo suo ineluttabile dovere dare un po’ di aiuto a tutti quei poveri disgraziati, ovviamente sotto mentite spoglie.

La sua insubordinazione fu però osservata e severamente punita dall’alto

Infatti, pur restando immortale, gli furono rinsecchite e rese inutilizzabili le ali.

Nei millenni successivi, Paciele insegnò agli uomini le tecniche migliori per piantare semi ed aumentare i frutti della terra, come vivere nel reciproco rispetto e solidarietà.

Mostrava loro le stelle e come orientarsi nella notte.

Poi, non appena la sua opera era compiuta, spariva per riapparire nuovamente in un altro villaggio in veste di viandante desideroso di mettere su casa.

Fu fornaio, contadino, guaritore, cantore… e dovunque passasse si diradavano le tenebre.

Ed oggi?

Qualcuno afferma che Paciele sia ancora in giro; l’hanno visto un po’ qua e un po’ là.

Forse era quel ragazzo che portava da mangiare ad un barbone nel parco oppure era quell’infermiere che raccontava una favola ad un bambino malato o ancora quel tipo dall’aria gentile che portava la spesa ad una vecchietta…

E dev’essere per forza cosi perché in ciascuno di questi casi si sentiva che s’ irradiava amore intorno.

 

 

Foto dal web di Chris Hopkins.