Erano due giorni che Valeria era chiusa nella sua stanza, due lunghissimi giorni che nemmeno mangiava. Enrica l’anziana madre cercava di farla ragionare al di là della porta serrata.
«Valeria! Apri».

Valeria era una quarantenne single, lavorava da anni nel bar dello zio Ernesto fratello del suo papà ormai deceduto, viveva con sua madre Enrica vedova da molti anni. Non era una donna bellissima ma aveva qualcosa che attirava. Nel bar uomini che le ronzavano intorno ve ne erano, ma lei era restia alle avance, per lei sembravano tutti interessati ad un solo scopo. Ogni tanto si guardava allo specchio vedeva il suo aspetto invecchiare.
Il tempo passava, cominciava ad essere ossessionata all’idea di non trovare nessuno per condividere sentimenti, si sentiva in colpa e non saper che fare del resto della sua vita.

Quell’estate come ogni anno Valeria andò per le vacanze in montagna con la madre, nel suo paese. Un giorno come tanti, seduta sulla panchina dei giardini pubblici, Valeria passava tempo con una rivista in mano. All’improvviso spuntò lui, si proprio lui, Alberto, il ragazzo che tanti anni prima era stato la sua estate d’amore. Allora erano adolescenti, erano stati incapaci di scegliere cosa fare dopo, poiché lontani. Incrociarono lo sguardo ormai adulto, ma il loro animo esultò, forse ancora c’era spazio per qualcosa.
Fu così che arrossirono entrambi mentre si salutavano.
Le vacanze finirono per Valeria, si doveva tornare in città .

Alberto cominciò a scendere in città un paio di volte a settimana, ormai frequentava Valeria con assiduità, era entrato nella sua casa, nella sua vita, tutto sembrava una vera storia. Passò un anno, per Valeria grandioso, non avrebbe mai pensato di trovare l’amore ormai adulta.
Arrivarono le tanto desiderate vacanze, Felice di tornare al paese cominciò con sua madre a preparare le valigie, non disse nulla ad Alberto, voleva fargli una sorpresa, come faceva lui quando improvvisamente arrivava in città. Caricata la macchina partirono presto, faceva caldo, meglio viaggiare col fresco. Arrivarono verso le dieci mentre oltrepassavano la piazza del paese gli occhi gli caddero sui famosi giardini, erano pieni di bimbi che schiamazzavano, lo sguardo memorizzò una figura che conosceva bene, Alberto spingeva una bimba sull’altalena.

Si incontrano quella sera dopo una telefonata normalissima, per Valeria era giunto il momento di scoprire ciò che Alberto le aveva nascosto, una doppia vita. Dopo la delusione, la rabbia le parole che volarono Valeria decise di tornare in città. Era come lei si diceva sempre «tutti uguali gli uomini, un solo scopo».
Ora però non era adolescente, quella storia per lei sembrava importante, ma delusa la lasciò in uno stato di confusione.

La signora Enrica ormai esausta anche lei della situazione, non ricevendo risposte dietro quella porta cominciò a preoccuparsi.
Decise di chiamare aiuto e telefonò al bar dove lavorava Valeria.
«Ernesto! Valeria è chiusa nella sua stanza, non mi apre e non mi risponde più, ti prego vieni subito».
Si precipitò lo zio Ernesto, Valeria era come una figliola per lui. Ernesto bussò, chiamò insistentemente ma nulla, qualcosa ormai si delineava nella sua mente, due spallate e buttò giù la porta.
Valeria con una manciata di pillole ancora in mano aveva perseguito il sogno di morire.