Capitolo quindicesimo

Twin era una minuscola gattina che Caterina vide per la prima volta nella vasca da bagno dei suoi vicini.
Un loro amico l’aveva regalata a Tiziana per il suo compleanno e poiché la casa era invasa dai cani degli amici le avevano trovato rifugio in quello strano posto.
Caterina la trovò tutta tremante, spaurita che cercava di arrampicarsi sulle pareti lisce della vasca.
Tiziana e Dodo furono ben contenti di regalarla a Caterina che, interessata ai casi difficili, cercò di rieducarla.
Infatti la poverina aveva solo un mese di vita ed era stata sottratta alla mamma e ai fratellini troppo presto.
Era una furia, in pochi mesi distrusse la tappezzeria, il divano, le poltrone, si arrampicava sui muri, saltava sulle librerie da uno scaffale all’altro.
Caterina era sempre piena di graffi perchè Twin le faceva gli agguati quando passava nel corridoio e lei non riusciva a difendersi.
Marisa, che era molto preoccupata, le regalò una pistola ad acqua e così Caterina girava armata.
Dopo molta pazienza e perseveranza finalmente Twin si calmò e divenne la compagna di vita di Caterina.
Le andava incontro festosa quando rientrava a casa, le saltava in braccio appena lei si sedeva, la seguiva in bagno e faceva la pipì nella sua cassetta.
Di notte dormivano abbracciate e al mattino la svegliava riempiendola di bacini e zuccatine.
Caterina non sentiva più la casa vuota, rientrava volentieri dal lavoro, non aveva più la frenesia di dover uscire, stare con qualcuno, stordirsi per non pensare.
Stava bene anche da sola, con se stessa: o bastava un gatto per sostituire un uomo o la vita ti dà la forza per continuare dopo i momenti difficili.

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Wendy faceva da guida a Nelson facendogli visitare sia i luoghi che nell’immaginario degli americani significano Parigi, sia gli angoli più nascosti che lei aveva scoperto dopo aver vissuto lì tanti anni.
Lei sentiva una strana sensazione: come se quei giri per la città fossero un addio.
Lui le aveva raccontato che era uscito da poco da una storia finita male e sembrava aver paura a lasciarsi andare.
Ma Wendy era una che non si scoraggiava mai e sapeva come si conquista un uomo.
A lui piaceva sentirla cantare in italiano e conosceva quelle canzoni che di solito si ascoltano nei ristoranti newyorkesi gestiti da italiani; ma lei gli insegnava musica più raffinata, antiche canzoni napoletane, brani di nuovi cantautori traducendogli i testi.
Lui recepiva subito e con la sua tromba rifaceva i pezzi, li arrangiava a modo suo, ci ricamava sopra fraseggi: era un grande!
Si incontravano sempre più spesso, o in campagna da Jean Jacques, o sul tetto di Parigi, la Tour di Montparnasse dove Wendy cominciò ad amare i grattacieli o a far acquisti nei negozi di vecchi libri e vecchi dischi dei quali Nelson andava pazzo.
Alla sera ognuno al lavoro, se così si può chiamare una cosa fatta con tanta passione.
Un giorno Wendy si fece prestare da Jacqueline la “Due Cavalli”
e decise di rapire Nelson.
Non gli disse dove l’avrebbe portato.
Lasciarono Parigi, costeggiarono la Senna e poi verso Ovest fino a Bayeux. E così Nelson si ritrovò a Omaha Beach, la spiaggia dove trenta anni prima era morto un suo caro zio, durante lo sbarco in Normandia, con altri diecimila americani.
Si ricordava poco di lui, era troppo piccolo, ma in famiglia lo consideravano un eroe.
Commosso Nelson abbracciò Wendy e si sedettero sulla riva a contemplare il mare.

Continua….