A mia madre, che di quella libertà così strenuamente inseguita, ne ha fatto un inciampo.

SIRENA DI TERRA
E’ nata sirena di terra e non di mare, anche se il paesello natio dista solo pochi chilometri dalle pacifiche acque della città di Salerno.
Sirena di terra. E bella.
Il morbido castano dei capelli e quello più scuro degli occhi, grandi e luminosi, nell’incarnato pulito del viso privo di trucco, dove solo s’accende il rosso delle labbra.
Quelle si, dipinte.
Le braccia tornite, il seno generoso, la vita stretta e, sotto la ruota della gonna, le gambe eleganti dalle caviglie sottili.
Sirena di terra. E bella.
E con quel nome di Madonna, Maria, l’ultima così battezzata di una lunga discendenza di sirene ormai perse nella notte della memoria, perchè non ci sono immagini a recare traccia di diversificazione, o di somiglianza, negli sguardi e nei lineamenti.
C’è solo quel nome a ricordarne la progenie.
Il nome della madre e della madre della madre, e così via a ritroso nel tempo.
Perchè un tempo i nomi tornavano a ripetersi, come appartenenza di casato e di sangue.
Anche se lei non ha blasone, perchè è figlia di povera gente, contadina ed ignorante.
Concepita per destino e non per desiderio, nell’alternanza disordinata di fratelli e di sorelle.
Semplice casuale tra quelli nati vivi e quelli nati morti.
Maria. Perchè così si chiama la madre, e così si chiamavano la nonna e la bisnonna.
Maria. Anche se ha un fratello più grande, Mario, che già onora quel nome.
Ma nelle famiglie di un tempo vigeva la democratica declinazione dei nomi al maschile e al femminile.
Sirena di terra. Ma con spirito ribelle e carattere spigoloso. Puledra di razza, insofferente alle redini e alle staffe, deve pesargli parecchio quella sella impostagli con la forza dagli uomini della sua famiglia.
Lei scalcia e si agita.
Non accetta di essere domata.
Da dietro la fitta palizzata del recinto intravede l’estensione della pianura. Una lunga distesa verde che si fonde in lontananza con la polvere azzurra del cielo.
O forse è già cresta di mare.
Lei non può saperlo. Vigilano, come cow boy, gli uomini della famiglia. Attenti che i lucchetti del recinto siano ben serrati.
Che non si transige con le regole del mondo e con quelle di Dio.
E sarebbero stati ben più contenti se quella loro sirena fosse nata sirena di mare, con coda di pesce, invece che con proprietà di piedi. Che così di certo le sarebbe mancata l’agilità della corsa e, per loro, sarebbe stato meno difficoltoso il pedinamento.
Tante Marie, nel registro battesimale della casa e della chiesa. E tutte onorate.
E per questo che quando occorre i cow boy usano, seppur a malincuore, la frusta. Perchè l’educazione s’impartisce, quando serve, con dure lezioni. E questo non diminuisce l’amore.
Più facile sarebbe stato per loro se fosse nata sirena di mare. E con coda di pesce.
Da dimorare in una vasca al coperto e non dietro un recinto. Che il vento trova comunque modo d’insinuarsi nelle seppur fitte assi della palizzata. Recando l’odore estero del mondo.