Da una storia vera.

Era un giorno di mare tempestoso, un capodoglio aveva fame e si avvicinò troppo alle coste delle Isole Eolie.
Purtroppo s’imbatte` in una vecchia rete abbandonata in mare dai pescatori e vi rimase impigliato.
Combatté con tutte le forze per cercare di liberarsi, ma non ci riuscì.
Dopo una lunga agonia fu individuato dalla Guardia Costiera.
Gli uomini tagliarono la rete, ma ormai il capodoglio non aveva più forza, così, poco dopo, morì.
Le correnti lo trascinarono sulle coste di Capo Milazzo.
Le autorità cercavano un modo per liberarsi della carcassa, qualcuno propose di inabissarlo.
Per fortuna intervenne un giovane biologo marino che si offerse di recuperare le ossa del cetaceo.
Carmelo e il suo amico Francesco recuperarono il corpo.
Il giorno dopo avvenne un fatto incredibile: Francesco fu investito da un pirata della strada e morì.
Il biologo Carmelo, addoloratissimo, pensò di dare al capodoglio il nome di Siso, come era soprannominato Francesco.
Con una tuta ed una maschera lavorò per due settimane all’estrazione e alla pulitura delle ossa, trovando nello stomaco dell’animale numerose buste di plastica, oggetti vari e addirittura un vaso di fiori.
Per dare una seconda vita al capodoglio Siso, ha pensato di raccogliere dei fondi per esporre in una sala museale, lo scheletro, la rete in cui era rimasto impigliato e i rifiuti trovati nel suo stomaco, alfine di sensibilizzare le persone alla salvaguardia del mare e di tutti gli ambienti naturali in generale.

Marilù Di Liberto