Il lungomare di quella cittadina da metà maggio a settembre, la sera, si riempiva di adolescenti.
Avanti… e poi indietro, e poi ancora avanti e poi ancora indietro.
Jeans stretti, minigonne, zoccoli, top, chili di make up troppo appariscente.
“Ciao” “Ciao” “Quello ti sta fissando” “Dici?” “Dico! È carino…” sorriso, sorriso.
“Ciao belle” “Ciao!” “…Vi va una coca?” “Ok.”
“…psss la biondina. È mia.” “Tranquillo fratè, a me piacciono le more, lo sai…”

Il bar che dà sul mare. Tavoli in plastica all’aperto.
Gli altri ragazzi tutti in fila, sul passamano arancione che adorna il muretto al confine del lungomare. Restavano lì, seduti come passerotti sul filo della luce ad osservare il viavai. Oltre le loro teste solo il buio. E la luna: il suo riflesso bianco sul mare di pece nera.
Il jukebox che suonava le hit da disco music del momento, la luce blu del neon a rendere irreale l’interno del locale, dove si muovevano quelle presenze simili ad ologrammi intermittenti.
Mirko ne uscì un po’ barcollando, in un attimo diventò reale, aveva una birra in mano, che stonava con le sue lentiggini da bravo ragazzo.
Si avvicinò alle due coppie improvvisate, che già lo si capiva: erano troppo silenziose per durare.

“Ciao Sally, adesso ve la fate con ‘sti due?”
“Scusa? C’hai quarcosa in contrario?” Fece quello col naso da pugile e gli occhi vicini, quasi sollevato per aver trovato finalmente un argomento di conversazione.
“Mirko, lascia in pace mia cugina, tra voi è finita.” Si affrettava a dire Carola, con la voce che le uscì un po’ troppo stridula. Quel tono stonato la fece sentire vulnerabile anche quella sera, che aveva tolto gli occhiali spessi, sostituiti da lenti a contatto, e già era troppo tempo e le bruciavano ormai gli occhi.
“Hai sentito Mirko? Tra voi pare che è finita.” Ripetè il pugile.
“Perché non lasciate che me lo dica lei? Sabrina… Sally?”
“Lo sai che è finita.” Rispose lei, quasi tra sé.
“Quello che non so è il perché.”

Perché? Perché…?
Sally non pensava che sarebbe stato tanto difficile l’amore. Quando vedeva quei film, dove lui la guardava e si capiva fin da subito che sarebbe stato il loro destino finire insieme. Quei film che le facevano battere il cuore, persino desiderare di…

Tutto sembrava così semplice. Anche se i due predestinati, per arrivare al giorno X, sarebbero passati prima per una vera e propria Odissea, fatta di litigi, magari tradimenti, grandi offese. Sì, anche se la vita per un lungo periodo li avrebbe portati lontani, l’uno dall’altra, sarebbe arrivato il giorno per la felicità. Il giorno in cui si sarebbero ritrovati e amati, per sempre.

Non lo sapeva Sally come sarebbe stato davvero.
Quando aveva visto Mirko, i suoi occhi azzurri e quel fisico da pop star che si portava dietro le risatine delle ragazze più piccole, le era sembrato un bene che quello sguardo azzurro fosse solo per lei.
E invece presto aveva scoperto che innamorarsi no, non era così facile, non come sembra nei film.
Ci aveva provato a sentire il cuore battere forte tenendo la sua mano. E invece aveva sentito solo l’appiccicaticcio del suo sudore.
Ci aveva provato a controllare il disgusto, sentendo la sua lingua insinuarsi trai denti, nel tentativo di rendere meno pudici quei loro baci. Ma non era servito a niente. E così un giorno, passato un mese, o poco più, aveva riconosciuto il suo errore e gli aveva detto “Mirko, non ce la faccio, non me la sento più di stare insieme.”

Lui aveva pianto un poco. E poi aveva detto “ok…” e se ne era andato.
Lo aveva ammirato per quel contegno. Per aver lasciato stare senza troppo scavare. Si era sentita libera, liberata. Sarebbe stata attenta le prossime volte.

E invece per Mirko era stato solo il riposo del guerriero, quello prima della battaglia.

Poi erano cominciate le missive a scuola.
“Mirko ha detto che sei una stronza…”
“O Anvedi. Eccola la stronzetta.”

E i bigliettini in classe, sul banco, che le raccontavano dei suoi stessi, strambi, dettagli intimi, quelli che francamente Mirko non aveva mai avuto modo di verificare, a dirla tutta.

Ma stronza sì, lei ci si sentiva. E non era una bella sensazione. Ma cosa poteva fare se non lo amava? Se non provava nulla. Se lo annoiava persino la nenia della sua voce?
Quella voce che riconosceva bene, anche se camuffata, al telefono di casa, quasi ogni sera, e che la investiva di cattiverie. Non era sempre lui al telefono: a volte riconosceva anche la r moscia di Luca.

Fino a quel giorno in cui era proprio arrivato, Luca, l’amico del cuore del suo ex.
L’aveva seguita nella notte fuori dalla palestra. Sentiva il suo fiato dietro mentre accelerava il passo… era buio pesto, la casa ancora lontana. Il cuore pompava forte, ma si costrinse a non lasciarsi sopraffare dal terrore.
“È quel cretino di Luca, puoi gestirlo. Puoi gestirlo.” Si diceva.
Fino a quando lui l’aveva presa per un braccio e con forza l’aveva sbattuta contro un muro. La botta fu forte, ma Sabrina continuò a dirsi che poteva, doveva gestirlo.
Era pronto a fargliela pagare Luca, o sì. Ma i calci Sally li sapeva dare, eccome.

E questa non glie l’aveva perdonata a Mirko.
Da quel momento aveva anzi stabilito di non essere lei la stronza.

“Mirko, non vedi che non ce la fa più a stare insieme a te?”
“Carola, questa storia non ti riguarda… che ne dici di stare zitta?” Fece Mirko, sprezzante.
“Non ti azzardare a trattarla così” rispose Sally all’improvviso, come risvegliata dal torpore.
“Va via Mirko. Non ti amo. Non ti ho mai amato. Non sei stato proprio capace di farmi innamorare… Ma non è questa la tua colpa. La tua colpa è non saperlo accettare. È il tuo tentativo di rendermi la vita un inferno. Vuoi fare tabula rasa delle mie amicizie. Vuoi vedermi soffrire come stai soffrendo tu? Lo capisco forse, come istinto. Un po’ meno se provo a considerarti un essere umano, dotato di ragione. E se avevo qualche dubbio sull’aver fatto la scelta giusta… ti ringrazio, perché ora non ne ho.”

Mirko divenne rosso e iniziò ad investirla, per la prima volta senza il telefono a fare da filtro, di una pioggia di insulti.
Tutti si girarono increduli.
Il turpiloquio finì nel peggiore dei modi
“… maledetto il giorno che t’ho incontrato e soprattutto quello in cui Luca non è stato capace di finire il lavoro che gli avevo chiesto di portare a termine.”
Sally non si scompose, rivolse invece uno sguardo di ghiaccio al quarto seduto a tavola, un ragazzo un po’ più grande, che fino a quel momento se ne era stato lì, zitto, ad osservare.
“Mirko, ti presento Andrea. Mi ha fatto una gentilezza. L’ho conosciuto oggi, era in servizio, quando sono andata in polizia.“