Mi chiamo Dario vi racconto qualcosa di me, ora che mi sento libero da quell’incubo.

A quei tempi frequentavo le scuole medie. Ero un ragazzetto con qualche chilo in più, non tanti ma bastavano al gruppetto dei bulli per insultarmi con tanti nomignoli. Ormai adulto ancora mi ritornano in mente: non si dimenticano facilmente le cose che hanno maltrattato il tuo animo.

Non mi rendevo conto di subire bullismo, non li odiavo, anzi ero arrabbiato con me stesso, pensavo che la colpa fosse tutta mia, dei  miei difetti e del mio ceto sociale.

Il capobranco si chiamava Piero, lui aveva carisma, autorità e conquistava il favore degli altri.All’inizio sembravano piccoli dispetti, ma poi passarono a cose più estreme. In mensa sedevano lontano da me, non mi volevano, dicevano che ero figlio di uno spazzino e puzzavo. Loro nel branco venivano da famiglie perbene, figli di dottori e avvocati, ed io ormai credevo veramente di puzzare.

Un giorno in preda a dolori addominali andai di corsa in bagno, di lì a poco loro mi seguirono e in men che non si dica entrarono, mi costrinsero ad assaggiare con un dito le mie feci. Mentre Piero mi disse «Ecco bene! ora pure la bocca ti puzza.»

Ho ingoiato tutto quel male, quei dispetti giorno dopo giorno. Tornavo a casa distrutto psicologicamente, mangiavo come un forsennato poi arrivavano i sensi di colpa, andavo in bagno e mi provocavo il vomito, ma continuavo ad ingrassare. Mia madre si accorse che qualche cosa non andava e mi portò dal medico.

«Suo figlio è affetto da bulimia» Questa fu la diagnosi. Io nemmeno capivo di cosa si trattasse.

Intanto a scuola continuavano le violenze psichiche e fisiche, e io mandavo giù. Finalmente la bidella si accorse di ciò che succedeva e parlò con mia madre, che denunciò il tutto alle autorità scolastiche .

Piero fu sospeso per un lungo periodo da scuola, il gruppo senza capo si fece da parte. Io pur continuando a frequentare ero in depressione. Mi chiedevo, con la paura dentro di me «E quando torna Piero?»
Allora mi balenava nella mente anche di farla finita, magari gettandomi da quella finestra che avevo di fianco.

Ho combattuto, con l’aiuto di uno psicologo e grazie ai tanti sacrifici economici del mio babbo spazzino, riacquistando il mio io. Sono qui, dopo tanti anni mi sono laureato, ho avuto tante esperienze negative e positive, e raggiunte anche soddisfazioni.

Vorrei dire a Piero e a tutti i bulli che esistono ancora oggi «Ce l’ho fatta non mi avete fermato.»