GENERALESSE IN CAMPO
Ed eccole insieme,  Rebecca e Gemma, sedute allo stesso tavolo, confabulare a bassa voce, novelle cospiratrici,  ravvicinate, per la prima volta nella loro vita, dal perseguimento di uno scopo comune che abbisognava, per esser raggiunto, del credito di una fiducia illimitata l’una nell’altra.
Rebecca aveva così reso partecipe la sorella delle proprie positive impressioni riguardo a quel suo pretendente, che le era parso anch’egli essere vittima degli scopi esistenziali di Concetto Scalavino. Ma di questo occorreva acquisire la certezza assoluta, prima di proporgli una compartecipazione in quel loro piano, ancora tutto da imbastire, per far fallire il progetto matrimoniale

Generalesse in campo, concordarono sull’esigenza di stabilire una strategia comune basata sull’apparente sottomissione alla volontà paterna, cosicché conquistando la sua fiducia avrebbero goduto di una maggior libertà di azione. Occorreva poi fare in modo che Rebecca potesse liberamente parlare con Giandomenico, al quale avrebbe confidato francamente la sua propensione all’indipendenza, al voler gestire da sola la propria vita e le proprie scelte, nella convinzione che nessun marito, per quanto condiscendente, le avrebbe mai permesso di attuarle in piena libertà e senza previo consenso, ed essendo lei dotata, per virtù o per disgrazia, di una natura orgogliosa che rifiutava a priori genuflessioni e piaggerie, le sarebbe stato dunque impossibile adempiere, convenientemente, al ruolo di moglie
…e per questo necessitava a Rebecca uno schietto confronto col giovane ebanista, senza testimoni inopportuni ad influenzarlo.
Occorreva quindi organizzare quest’incontro in gran segreto per non suscitare nessun interrogativo esterno, nessuna curiosità che potesse dar vita a pettegolezzi e illazioni.
Che niente giungesse alle orecchie paterne.
Bisognava, quindi, aver pazienza ed aspettare il momento giusto
…anche se dopo quella cena di matrimonio non s’era più parlato.

Ripristinata la routine casalinga, gli umori però s’erano fatti indecifrabili, soprattutto quelli del capo famiglia che passava lunga parte della giornata chiuso nello studio a dirigere i suoi affari o brevemente assentandosi per seguire quelli che necessitavano della sua presenza. In realtà, Concetto Scalavino, cominciava a non sopportare più quella clausura che s’era auto imposto per senso di dovere verso la moglie demente e le due figlie minorenni, divenuta ancor più intollerabile dopo la battuta d’arresto del suo progetto di matrimonio tra Rebecca e Giandomenico. Un disastro, quella cena, ma non certo un fallimento perché il giovane Messinese una risposta non l’aveva data
… e se gli erano dispiaciuti i suoi modi di sicuro non gli era dispiaciuta Rebecca, e questo poteva affermarlo con certezza perché aveva notato, nonostante l’apparente dissimulazione, quanto lui ne fosse, invece, rimasto affascinato.
Non disperava, lo Scalavino, di porre di nuovo mano a quel progetto che considerava al momento solo accantonato perché l’etichetta imponeva ai Messinese un invito a cena a contraccambiare l’ospitalità da lui offerta
… senza contare che a garanzia di futuri contatti c’era la consegna del legname commissionato per le opere di Roma.
No, non disperava affatto di realizzare il suo disegno, considerando che l’amo lo aveva teso e il giovane, nonostante l’apparente resistenza, sarebbe stato ben felice di rimanere intrappolato in quella stessa rete dove guizzava la magnifica sirena dai capelli rossi e dal profumo conturbante
… sempre che Giandomenico fosse realmente uomo e non, come si mormorava e come anche a  lui stesso era parso, solo una parodia. In quel caso nemmeno il profumo tentatore di Rebecca avrebbe potuto esercitare la sua malia.

Rebecca e Gemma, dal canto loro, con cura evitavano ogni possibile contrasto col padre, facilitate dalle sue sempre più frequenti assenze da casa, iniziando perfino a nutrire qualche speranza che il progetto di matrimonio fosse sfumato, dal momento che di quello non s’era più parlato.
S’era parlato, invece, di un probabile viaggio del capofamiglia nelle Americhe, per motivi di lavoro, e della sua intenzione, durante quell’assenza, di assumere una governante che si prendesse cura della casa, ma soprattutto sorvegliasse la moglie e le figlie.

«Cercherò di tornare al più presto, nel frattempo affido la gestione della casa alla signora Brigida Catalano, alla quale sono certo porterete rispetto ed obbedienza.»  Aveva detto presentando la governante, una donna minuta, di un’età indecifrabile, vestita di scuro.
«La signora Catalano alloggerà nella stanza di Gemma, che è contigua a quella della mamma, e Gemma condividerà la stanza con Rebecca, che è ampia abbastanza per ospitare un letto ed un armadio supplementari.» Poi, rivolto alle figlie, aggiunse severo: «Conto sulla vostra collaborazione.»

BRIGIDA CATALANO
Brigida Catalano era la secondogenita, ed unica femmina, della nutrita stirpe di figli maschi del capitano di marina Filippo Maria Catalano, che rimasto vedovo e costretto dalla sua professione alle lunghe assenze delle traversate in mare, aveva delegato a lei, poco più che adolescente, la responsabilità della casa e degli altri quattro fratelli. Compito di cui Brigida mai s’era lagnata, ma anzi aveva assolto con dedizione ed allegria, crescendo quella nidiata di fratelli, di cui il maggiore, di neppure un anno più grande di lei, era nato ostile al mondo, e la levatrice aveva dovuto usare il forcipe per convincerlo a lasciare l’eremo uterino, nel cui interno s’era barricato. Così, Silvestro, questo il suo nome, era nato con una lieve paresi facciale e lo sguardo ermetico degli angeli.
Era, fra tutti i fratelli, il suo preferito, e di lui si prese maternamente cura fin quando morì, appena trentenne, stroncato da una polmonite tardivamente diagnosticata.
Per sua scelta, Brigida non s’era mai sposata, anche se di pretendenti ne aveva avuti, che bella lo era: minuta, ma ben proporzionata, occhi verdi e capelli biondi, dotata di una personalità schietta e brillante, che s’imponeva all’attenzione. A chi le chiedeva il motivo di questa sua avversione al matrimonio, Brigida, ridendo, obiettava: «Dopo aver svezzato e cresciuto quattro fratelli non sento l’esigenza di dover svezzare e crescere anche un marito.»
Essendo l’unica donna in una famiglia di maschi aveva imparato a fronteggiare le situazioni, anche le più scabrose, senza troppi sofismi e in maniera risolutiva, per non doverci ritornare sopra una seconda volta
… così, quando s’era resa conto, da certe inconfondibili macchie sulle lenzuola di Silvestro, della sua esigenza di un contatto fisico con una donna, s’era rivolta alla maitresse della più rinomata casa d’appuntamento di Palermo, per una ragazza: «Non importa che sia la più bella, ma importa che sia la più dolce. La più gentile.» Aveva specificato all’esterrefatta tenutaria che aveva ribadito: «Di solito l’educazione sessuale dei figli maschi è compito del padre, sono loro a portarli qui, e invece voi siete una donna e troppo giovane per vantare un figlio adolescente. E’ forse per voi la ragazza? Ne abbiamo di specializzate in amore saffico.»
Brigida l’aveva guardata divertita: «Se fosse stata una mia esigenza non avrei avuto alcuna difficoltà a dirvelo, ma la richiesta è per mio fratello.» Porgendole la somma pattuita, aveva ripetuto: «Voglio per lui la più dolce e la più gentile delle vostre ragazze.»

Quando il padre era morto, e tutti i suoi fratelli s’erano felicemente incamminati nella vita,, Brigida, rifiutando i generosi aiuti economici da loro  offerti, aveva fatto i bagagli ed aveva iniziato a viaggiare per l’Italia mantenendosi col lavoro di segretaria  o di governante, secondo le opportunità e le proposte
… ed era da poco ritornata in Sicilia che era stata contattata da Concetto Scalavino alla ricerca di una referenziatissima governante a cui affidare la casa e gli affetti, in previsione del suo viaggio nelle Americhe.
«Per un periodo breve » Aveva specificato alla stipula dell’accordo « Ma con uno stipendio ottimo e trattamento famigliare.»

E così Brigida Catalano, quel giorno, aveva fatto la sua comparsa nella vita di Rebecca e Gemma, anche se sarebbe stato solo per un periodo breve, come era nei programmi di Concetto Scalavino che nonostante le avvisaglie più recenti continuava a riporre cieca fiducia in se stesso e nel suo destino.

continua…