Realizzazione di un sogno

Oggi c’è la partita”. Primo pensiero della giornata.

Preghi per o Doutor. “Fa che esca presto da quest’incubo, fa che si goda la partita”.

Allunghi il braccio, esplori il letto alla tua destra, apri gli occhi. Laura non c’è.

Sarà già nello studio a correggere compiti”.

Ti ipnotizza il pulviscolo in moto browniano che entra ed esce dal fascio di luce che filtra dalla finestra; brulica, brilla, scintilla, sfavilla.

Il sole è già alto; che ora è?”

È domenica e la radiosveglia non ha suonato.

Sono le 10:30! Ma che importa? Non ho da correre al lavoro”.

Ti alzi e fatichi ad andare in bagno tenendo gli occhi aperti. Undici ore di sonno ed ossa indolenzite come sempre ti succede quando dormi troppo.

Dalla stanza dei bambini arrivano i rumori e le musichette dei videogiochi.

Pigi il bottone dello scarico.

È il tuo onomastico ma, come un chiodo fisso, il pensiero è un altro: “Oggi c’è la partita.”

Spalanchi la finestra per ricambiare l’aria del bagno, ti affacci, respiri profumo di gladioli, guardi il panorama. Ti ripeti oramai da dieci anni che scegliere Ouro Preto è stata la cosa più saggia che hai fatto da quando hai lasciato Firenze per venire a lavorare a Belo Horizonte in Brasile. Ouro Preto è il comune più alto dell’area metropolitana e l’afa si soffre meno. E poi è più tranquillo, è più vivibile, c’è l’università, ci sono le repúblicas, è patrimonio Unesco dell’umanità, c’è la natura, c’è un po’ di arte, di architettura, di Storia. Ti ripeti che se in futuro rimarrai lì non sarà male neanche per i bambini.

Ti sei sciacquato la faccia ma ti trascini in cucina ancora un po’ intontito. La radiolina gracchia la voce di un cronista; non focalizzi subito quel che dice ma senti che il tono è grave e sommesso. Hai un brutto presentimento.

Laura, testa china sul cerchietto, è seduta in cucina accanto alla finestra; cura il suo hobby di ricamare fiori e voli di uccelli variopinti.

Invece di rispondere al tuo saluto col consueto ‘buongiorno amore’, alza la testa e ti guarda corrugando la fronte e socchiudendo gli occhi.

Hai un brivido.

Non può essere!” speri guardandola impietrito mentre il suo sguardo consolida la tua paura.

«Hai sentito?» Ti chiede.

«No, non voglio! Non voglio sentire! » Gridi chinando il capo, tappandoti le orecchie e crollando sulle ginocchia.

«Mi dispiace… vieni», ti dice spostando il cerchietto e togliendosi gli occhiali.

«Non può essere! No… cinquantasette anni! Non ci credo! Lui è vivo!»

«Certo che è vivo! Non morirà così presto! Altri due o tre secoli non glieli toglie nessuno di sicuro… o qualche millennio. Chi lo sa? Si sapeva che non sarebbe durato a lungo. La cirrosi è una brutta bestia ed è bastata quell’infezione intestinale per andarsene via. Però lui sognava di andarsene in una domenica nella quale il Corinthians diventava campione nazionale. Possiamo quindi pregare. Se oggi vinceremo la partita, vinceremo pure ilcampionato e il Dottore avrà realizzato il suo sogno».

Vi abbracciate e pregate in silenzio per il Dottore ed affinché il Corinthians vinca la partita.

Ti incolli al PC e al televisore per tutto il giorno. La notizia riguardante il Dottore domina i media di tutto il mondo che lui incantò. In Brasile piangono dappertutto e non solo nel mondo del calcio. In Italia piangono quelli che ricordano Socrates ‘il Dottore’ a Firenze alla sua prima conferenza stampa, mentre spiega che ha imparato a parlare italiano leggendo Gramsci e che sceglie l’Italia perché è il Paese di Dante e degli Uffizi.

Piangono in tanti e non poteva essere diversamente.

La giornata della partita diventa pure quella delle rievocazioni, dei ricordi, del ritorno di remote emozioni. L’accoppiata Corinthians-Socrates è doppiamente straordinaria perché straordinario fu il Corinthians e straordinario fu il Filosofo. Il Corinthians è la squadra popolare di San Paolo, unica squadra del mondo che invece di possedere una tifoseria è posseduta da una tifoseria. Il filosofo Socrates è un rivoluzionario che si oppone agli schemi rigidi di gioco e persino al rigido obbligo degli allenamenti e dei ritiri. Sostiene che una persona oppressa da imposizioni e regole calate dall’alto sta male psicologicamente e moralmente e che in tali condizioni non può produrre bel calcio. Socrates ha inventato la Democrazia Corinthiana che ha risollevato le sorti del Corinthians e contribuito all’instaurazione della democrazia in Brasile. Ha adottato il socialismo e la democrazia in una squadra di calcio e promuove quel modello nella società. Fa il calciatore, l’intellettuale, il conferenziere ed il politico. Nelle dittature, dopo decenni di regime, il concetto di democrazia sparisce e sparisce persino la parola “democrazia” ma il Filosofo è un vero rivoluzionario; fa riscoprire la parola “democrazia” ed il significato di quella parola alla sua Nazione.

La partita al Pacaembu di San Paolo tra Corinthians e Palmeiras comincia con un minuto di silenzio per la perdita di Socrates. Il Dottore, il Filosofo, l’Artista. Nello stadio si piange.

I Corinthians pareggiano ma è quello che gli basta per vincere il campionato nazionale. Domenica di dolore e di gioia.

Socrates se ne va all’alba di questa triste domenica e in questa gioiosa domenica si realizza il suo sogno. Se ne va all’alba del giorno in cui sognava di andarsene. Il sognatore di democrazia e l’artefice di Democrazia Corinthiana che quando segna i gol non esulta più di tanto ma alza il braccio tenendo il pugno chiuso perché così facendo insegna al suo pubblico la democrazia. Insegna ai brasiliani che il gol non è merito dell’idolo, del leader, del capitano, del campione o del superuomo ma è merito della forza dello stringersi insieme in un solo pugno; è merito dell’unione, della cooperazione, della solidarietà, della collaborazione e della squadra. Il gol è merito della democrazia, è merito di tutti. Di tutti contro. Di tutti contro l’oppressione della dittatura di uno solo.

Andate a votare” fa scrivere a volte sulle magliette della squadra!

Socrates fa sognare con i colpi di tacco e all’alba del quattro dicembre del 2011 se ne va tirando un ultimo colpo di tacco affinché il Corinthians vinca il campionato nazionale prima di sera.

Vedete?” Dice il Filosofo con quel colpo di tacco “sognate, sognate sempre! Se si chiude una porta pazienza, continuate a sognare e si apre un portone”.

A sera non puoi startene rintanato in casa e ceni fuori con Laura. Locale in fermento e clienti che a tratti si addensano a frotte sul monitor che trasmette le glorie del Corinthians e del Dottore. La storia, le storie, la bellezza, il pianto, la rivoluzione, la democrazia, il sogno e il miracolo. Chiacchiericcio, caldo. Ceni poco, te ne accorgi meno. Sei frastornato. Urla di gioia, samba. Silenzi di tenerezza. Ubriaco di emozioni, pieno di ricordi, ebbro di cachaça. Laura col dolce sorriso o le perle sul viso. Cena nel caos, cena in paradiso. O Doutor si respira, si vede, è nell’aria, è in paradiso.

«Una caipirinha Lau?»

Laura ha ancora il suo cachaça, lo alza e aspetta che tu abbia la caipirinha per brindare ancora.

È ovunque. Sullo schermo, al tavolo accanto, alla porta d’ingresso, a firmare autografi, a toccar palla di tacco, a sbraitare per la bocciatura dell’emendamento per libere elezioni, a leggere Gramsci, a scapparsene a Firenze, a stringer mani, a vincere, a perdere, a sognare, a gioire per le vittorie, a gioire per il bel calcio del Corinthians anche nelle sconfitte, a scherzare, a ridere, ad abbracciare a sognare. Gioia, speranza, bellezza.

Lo osservi. Ogni tanto incrocia il tuo sguardo e ti saluta con un sorriso. Alza il pugno e sorride. Dal suo paradiso.

R.P. 03/10/2018