Se ne stava lì legato alla spalliera di una sedia , bello gonfio e colorato. Riposava un po’ dopo il suo minuto di gloria in cui il piccolo Mattia, tra gridolini acuti ed entusiastici, l’aveva abbrancato, sballottato tra le sue piccole mani e persino accostato alla bocca nel tentativo di morderlo o succhiarlo.
No, caro bimbo, aveva pensato lui, non sono la tua mamma e dentro non ho il latte.
Ora però, sembrava che lo scopo della sua stessa esistenza venisse meno e, in tutti i sensi, sentiva un gran vuoto dentro.
Passò del tempo ma non c’era nessuno che gli desse importanza per cui iniziò a deprimersi ed il suo umore ad ammosciarsi.
Intanto era calata la sera ed era rimasto solo in giardino mentre la brezza dal mare laggiù in fondo alla vallata lo agitava un po’.
Poi, alzò gli occhi lassù e la vide : bella , tonda, luminosa sullo sfondo scuro del cielo, ammiccante tra le nuvole.
Allora fu preso da una voglia improvvisa di raggiungerla e trovare, forse, uno scopo alla propria esistenza .
Provò a staccarsi più e più volte invano finché un colpo più forte di vento o una mano pietosa, non so, lo liberò .
Lo videro, ubriaco di felicità, sfiorare la siepe di rose, dribblare due pipistrelli e poi un po’ a zig-zag volteggiare qua e là finché non bucò le nuvole e sparì nel mondo ove vanno a vivere i sogni.
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