Era tutto pronto: gli occhiali modello Tilda con inserita una telecamera, l’anello con pietra nera a forma di girella di li-quirizia con all’interno un registratore, il super smart-phon a scheda multipla che le permetteva di comunicare contem-poraneamente con dieci utenze, il tutto collegato al pc della sua segretaria che dall’ufficio avrebbe catalogato i file in tempo reale.
Al ritorno dalla riunione Lucynda Morositas si sarebbe accomodata sulla poltrona a dondolo, in faccia alla parete con filmati di albe e tramonti tropicali, e, analizzando tutti i dati olografici avrebbe trovato il cosiddetto “pelo nell’uovo”.
Stavolta non c’era scampo per i segreti di Hillary.
Indossò delle comode infradito e, dopo aver dato l’ok alla segretaria, si accinse ad uscire.

Vibrò il cellulare e partì l’inno nazionale russo.
Sullo schermo apparve in penombra il viso preoccupato di Irina Minutova.
«Irina, ¿Dónde estás?»
«Alla WM.»
«Sto arrivando, ma, l’immagine è sfocata, dove sei?»
«Nel magazzino delle scope.»
«Infierno! Che cavolo ci fai nel magazzino delle scope?»
«Devo parlarti in privato, e qui c’è troppa gente. Я очень волнуюсь. Sono preoccupata credo che la situazione mi sia sfuggita di mano.»
«Irina, esci da quello sgabuzzino e vieni subito qui da me. Parleremo con più calma.»
«Non posso, è complicato spiegare ma solo tu puoi aiutarmi.»
Lucynda con un gesto diede ordine alla segretaria di attivare tutti i dispositivi di registrazione, compreso il mini drone gran-moscone che aveva già spedito nel palazzo della WM, poi si accomodò alla scrivania con carta e penna.
«Parla.»
«Hillary è in pericolo ma non vogliono dirmi perché. Pensavo fosse incinta ma non ci capisco più niente. Хилари в опасности, и они не хотят, чтобы сказать мне, почему …»
«Por favor Irina non ablar in russo!»
«Da, da. Ho incontrato Faber in persona. Questi pazzi mi hanno scambiato per una killer soltanto perché vengo dal freddo.»
«Una killer?.»
«Da, mi ha passato una busta, dentro c’erano un assegno in bianco e una foto, la foto della futura vittima.»
«Infierno! La conosci già?»
«Era una foto di Hillary!»
«Madre de Dios! Faber vuole uccidere il boss. Questo è un ammutinamento!»
«No aspetta, la foto è di Hilary ma la vittima non è Hilary!»
«No jugar! Non giocare con me Minutova!»
«Non gioco, però ti chiedo di non pensare soltanto ad uno scoop. Dobbiamo difendere la nostra amica.»
«Non ci capisco niente e non capisco perché insistano a chiamarti “Estrema Sintesi”. Ti prometto tutto quello che vuoi ma fammi capire!»
«Prima voglio essere sicura di stare parlando con te? Parola d’ordine?»
«Ma sei pazza? Questa è una video chiamata e mi stai guardando in faccia!»
«Ho le mie ragioni. Parola d’ordine!»
«Massèra se la recojemo.»
«Da, da, sei proprio tu. Tieniti forte Lucynda.»
«Mi farai impazzire! Parla!»
«Hillary ha una sorella gemella e Faber mi ha assoldato per farla fuori.»
Lucynda era rimasta a fissare l’amica a bocca aperta, tutti i sistemi di registrazione avevano catturato quella rivelazio-ne, quello che non riusciva a elaborarla era il suo cervello.
«Lucynda, chiudi quella bocca! Hai capito il guaio?»
«Una gemella…»
«Sì, una gemella pericolosa che io devo uccidere! Помоги мне, помогите мне. Ma io non sono una assassina!!!»