Posò il libro aperto sul tavolo, in mezzo agli avanzi del pasto.

Un pezzetto di scorza di limone scivolò sulla copertina e si posò proprio sul titolo: 1984

Orwell aveva previsto tutto ma non aveva capito niente, pensò Luca: come faceva a sostenere che era possibile capire attraverso una specie di apparecchio televisivo cosa pensava la gente? E controllarla sempre, istante per istante?

Eppure l’atmosfera tetra del romanzo, senza speranza né prospettive, l’aveva profondamente scosso anche se non ne riusciva a capire il motivo. Era irreale, e non aveva neanche le belle avventure di un libro fantasy né suggeriva splendidi paesaggi o incredibili viaggi nel tempo…

Era… era brutto, ecco cosa era. Era brutto e  cattivo.

Soddisfatto di questa doppia definizione Luca si alzò dal tavolo e fece per mettere il libro sullo scaffale, poi ci ripensò, lo prese e lo infilò nella pattumiera. Era un atteggiamento illogico, lo sapeva, ma voleva disfarsene, annullare quella presenza nella sua vita. Lui, il Grande Fratello, i microfoni, tutto quello che lo aveva fatto sentire per un momento in balia di qualcosa di oscuro e minaccioso.

Ecco, adesso che aveva anche chiuso il sacchetto e gli aveva messo l’etichetta che lo identificava  si sentiva meglio, quella presenza era sparita per sempre in mezzo ai resti dell’insalata e alla scatoletta vuota del tonno. Quel tonno che aveva comprato perché alla televisione avevano detto che era meglio evitare il pesce fresco, pieno di mercurio. Un bel servizio, quello, utile: chi sa come si sarebbe avvelenato se non lo avesse saputo! E anche lo speciale sul rischio di uscire la sera dopo le nove, con quelle bande di zingari in giro…

Si, annuì sollevato, era proprio consolante essere messi in guardia dai pericoli. E consigliati quando si doveva decidere qualcosa di importante. Come per chi votare, o che giornali comprare. Che film vedere. Cosa era meglio mangiare. Che lavoro conveniva fare.

Come educare i figli no, naturalmente, per quello c’era la scuola e le trasmissioni specializzate… una bella grana che si era levata, a suo tempo.

Prese il telecomando e fece il giro dei canali, tanti canali. C’erano diversi telegiornali in onda,  dicevano le stesse cose. Ovvio, se gli avvenimenti erano quelli, cosa altro potevano dire? Anche i commenti si assomigliavano, ma chi badava ai commenti? Poi film, telefilm sceneggiati, quiz, ce n’era per tutti i gusti!

Perso in questi confortanti pensieri, Luca si era messo il cappotto e si apprestava ad uscire. La televisione continuava a guardarlo dallo schermo inserito nel muro. Pronta a spegnersi quando lui sarebbe stato fuori dalla porta, come si spegneva automaticamente la notte e si accendeva non appena rimetteva piede in casa. Comodo.

La porta blindata si chiuse con un rumore ovattato. Salì sull’ascensore, scese i due piani che lo separavano dalla strada e uscì dal portone. Subito sentì il biip rassicurante del cellulare che cambiava microcella, mentre la telecamera sopra l’angolo della strada percepì la sua presenza e lo seguì finché non entrò nel raggio d’azione della successiva.

Si sentiva sicuro, tra amici. Sorrise alla ronda di vigilantes che si dava il cambio con i carabinieri e salutò idealmente con la mano il satellite che con il suo occhio perfetto riprendeva ogni movimento a livello strada nentre ripensava ancora una volta a quel libro finito nella pattumiera:  che idiozie!