Pinki era un orsetto rosa di peluche, aveva un musetto grazioso, due occhietti neri e stava seduto in esposizione su uno scaffale dell’oratorio col numero 25 incollato ad una zampa. Non c’era solo lui naturalmente, altri pupazzi e giochi vari lo attorniavano, ognuno col suo numeretto. Infatti quella domenica c’era la pesca di beneficienza organizzata dalla Parrocchia. Molti genitori avevano portato i loro bambini a scegliere i numeri dentro un grosso contenitore di vetro.

Pinki guardava tutti quei bimbi festosi, ansiosi di vincere i giochi più belli, desiderava tanto essere estratto da qualcuno di loro, così avrebbe potuto stare su un letto morbido invece che sul duro scaffale. Finalmente… “Numero 25!” Ecco, toccava a lui scendere dallo scaffale, com’era felice!
L’incaricato lo tirò giù e lo consegnò a Gabriele, il vincitore, il quale però appena lo vide fece una smorfia dicendo:
“Ma è rosa! Non sono mica una femmina, non lo voglio!”
Inutili le insistenze della mamma e dell’incaricato, non ne voleva sapere, voleva cambiare premio a tutti i costi. Lo accontentarono pur di non farlo strillare,e gli diedero un robot in cambio e rimisero il numero 25 nel contenitore.
E così, il povero Pinki tornò sullo scaffale con le lacrime agli occhi.

In quel momento una mamma entrò nella stanza spingendo una sedia a rotelle, dove stava seduta la sua bambina costretta dalla paralisi. Prese alcuni numeri dal contenitore e attese  di sapere cosa aveva vinto. Quando Pinki vide la piccola, così carina, bionda, con occhi grandi, celesti come il cielo, fece di tutto per farsi notare, cercò di muovere le zampe, si agitò sullo scaffale, tanto che cadde sul bancone proprio vicino a lei. Serena, così si chiamava la bambina, lo prese tra le braccia e disse:
“Che carino l’orsetto rosa, com’è soffice, posso averlo?”
“Vediamo prima i numeri che hai scelto cara” – disse la mamma.
L’incaricato della distribuzione aprì i bigliettini, purtroppo il 25 non c’era ma… esclamò con entusiasmo:
“Venticinque! Che fortuna, ecco il tuo orsetto tesoro, era proprio destino che l’avessi tu! Si chiama Pinki” – e fece l’occhiolino alla mamma di Serena che lo ringraziò con un sorriso.
Fu così che Pinki e Serena, abbracciati, tornarono a casa entrambi felici, e l’orsetto potè vegliare sul sonno della sua padroncina come un angelo custode.