Seduto sullo sgabello al bancone del bar, guardava il cubetto di ghiaccio che lentamente si scioglieva nel bicchiere di whisky; non era il primo e non sarebbe stato l’ultimo, doveva affogare la delusione. Lei lo aveva lasciato, così, all’improvviso. Non lo amava più, andava via con un altro in un’altra città. Non era riuscito a dire nulla, era rimasto inebetito, incredulo. Ora le parole non dette gli mordevano lo stomaco, si sentiva un idiota, un fallito. Ordinò un altro bicchiere.
Entrò nel bar una giovane donna che andò a sedersi sullo sgabello accanto al suo. I loro sguardi si incrociarono, si capirono al volo, avevano lo stesso sguardo dell’abbandono.
“Vuoi un whisky?” disse lui. Lei fece cenno di sì con la testa. “Giornataccia eh?”
“Già!” rispose lei. Lo guardò negli occhi: “Anche tu non te la passi bene mi pare”.
“No infatti. Tu? Delusione amorosa vero? Come me.”
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
Si guardarono ancora, più a lungo questa volta, lui le prese la mano, lei lo lasciò fare.
“Usciamo?” mormorò lui.
“Sì”.
Camminarono pochi minuti, lui si fermò davanti ad un albergo: “Vuoi?” chiese quasi in un soffio..
“Sì”.
Chiese una camera, salirono lentamente sempre guardandosi, mentre una voglia incontenibile cresceva dentro di loro, voglia di rivalsa, di vendetta, di sesso.
Si gettarono sul letto, senza una parola, lo fecero con rabbia, fino allo sfinimento. Poi si addormentarono. Lei si svegliò per prima, si sentiva confusa, stranita. Guardò lo sconosciuto che dormiva accanto a lei. Si alzò e si vestì senza far rumore.
Lui si svegliò mentre lei aveva già aperto la porta.
“Ma… te ne vai?” disse
“Sì”.
“Perché? Resta, ci vedremo ancora?”
Lei non rispose, ferma sulla soglia dandogli le spalle.
“Dimmi almeno come ti chiami”.
“Non ha importanza” mormorò.
Uscì senza voltarsi e chiuse la porta.