LA STORIA NON SCRITTA

Da giorni si girava e rigirava inquieta, non resisteva più chiusa in quell’antro soffocante. Quello scrittore era molto intelligente, questo sì, però il suo cervello era pieno di appunti sparsi qua e là, pensieri formulati e cancellati, non si decideva mai a trascriverli su carta o su computer. Lei si sentiva importante, voleva uscire allo scoperto, non voleva restare una storia non scritta, una storia fantasma. Decise di ribellarsi. Cominciò a saltellare, rotolarsi, spostarsi da un lato all’altro della testa dello scrittore, prendeva a calci gli appunti, forse chissà, lo avrebbe scosso dal suo torpore.

 

Da un po’ di giorni lo scrittore accusava un’emicrania sempre più forte, non riusciva a riposare, in testa mille pensieri, mille idee confuse. Avrebbe voluto scrivere ma non riusciva a mettere in ordine le parole. Da tempo aveva in mente una storia, la sua storia, un’autobiografia a tratti molto dolorosa, senza mai decidersi a scriverla. Quella sera prese un antidolorifico e andò a dormire.

 

La storia non scritta rispettò il suo riposo, decise di aiutare l’autore; piano piano raccolse tutti gli appunti sparsi disordinatamente nella sua testa e li sistemò in ordine cronologico il meglio possibile. Poi si fermò e attese.

 

La mattina dopo lo scrittore si svegliò stranamente tranquillo e sereno. Da giorni non si sentiva così bene. Il mal di testa era sparito, si preparò un buon caffè, fumò una sigaretta, si avvicinò al computer e lo accese. Si concentrò un momento e…
Le dita volavano sui tasti del computer, le parole uscivano copiose, aveva finalmente le idee chiare e tanta voglia di raccontare.

 

La storia non scritta vedeva sparire velocemente tutti gli appunti che aveva sistemato quella notte, sentiva il ticchettio della tastiera. – Sta scrivendo – pensò tutta felice. Incuriosita, si avvicino agli occhi dello scrittore e cominciò a leggere.

 

“UNA STORIA MAI SCRITTA”

Mi chiamo Ermes, appena nato sono stato abbandonato dai miei genitori, la mia infanzia e la mia adolescenza sono trascorse tra orfanotrofi e case famiglia…

 

La storia, appoggiata delicatamente al suo occhio, leggeva avidamente, dagli appunti non aveva potuto comprendere quanto fosse dolorosa, ora capiva perché lo scrittore era così restio a pubblicarla. Il racconto continuava con le mille difficoltà e umiliazioni sopportate  dal protagonista.

Si mise a piangere, le sue lacrime si unirono a quelle dello scrittore, caddero sulla tastiera del computer e con loro anche la storia non scritta svanì. In quell’istante Ermes scrisse la parola

FINE.