Era stata una giornata massacrante.
Le ultime notizie raccolte con l’aiuto di Draghetto e Squaletto le avevano sconvolte, dovevano riposare, riflettere, riprogrammare tutto daccapo.
Le Streghe si ritirarono una alla volta nelle loro sgangherate camere a pensare mentre Matty, seguita da Fuliggine, preferì uscire in giardino a fare due passi, sempre si potesse chiamare giardino quell’accozzaglia di erbacce e spine incolte.
La serata era veramente stregata e un cielo lugubremente oscuro, era illuminato dalla faccia nascosta della luna.
Matty si avvicinò alla maleodorante piscina mentre lo stregatto si arrestò diffidente, tenendosi a distanza di sicurezza.
È noto da sempre che gli stregatti odiassero l’acqua e che, da infiniti secoli, si tengono alla larga da questo elemento.
«Ecco perché provai paura la prima volta che incontrai Draghetto!».
Pensando a questo, Fuliggine ebbe la strana sensazione che il ricordo gli suggerisse qualcosa, ma il pensiero di come facesse Matty a nuotare in quella fetida e puzzolente piscina, lo distrasse.
La osservò spogliarsi e quando la vide ignuda, illuminata dalla luce argentea della luna, si voltò dall’altra parte.
Una strega ignuda, baciata dalla Luna, non era uno spettacolo per stregatti! Puah!
Rientrò in casa andando a sbattere proprio contro la palla di vetro magica che Marilyn aveva lasciato accanto alla vetrata.
Era abituato a trovare ostacoli ovunque perché Matty era una specialista del disordine e aveva l’insana mania di raccogliere di tutto e di fare pulizia una volta l’anno, in occasione della Notte delle Streghe e il perché di quest’abitudine, era un mistero per tutti; era una malattia ereditata dalla sua ben nota trisavola Malefica, diceva lei e ne andava orgogliosa.
«Figurati», miagolò lo stregatto.
Il pensiero di essere stato posseduto da quello stramaledetto Diavolaccio, lo fece inorridire e provò gratitudine per la bravura delle streghe nel sapersi difendere.
«Sono in gamba davvero», pensò ammirato.
La giornata era stata un susseguirsi di notizie sconcertanti e, a dire di una strega affidabile come Irin, si sospettava addirittura che Angel Devil e Patty fossero in combutta tra loro.
E che Patty fosse famosa per la battuta pronta, era una certezza; era così spiritosa che spesso, anzi, sempre, riusciva a distendere le tensioni che, ovviamente, scaturivano tra le consorelle.
Fuliggine pensò fosse vero perché, in effetti, non si avevano notizie della strega da parecchie ore.
Non era da lei comportarsi così.
E se fosse stata vittima di qualche malefico incantesimo?
Guardò attraverso il vetro della palla ma di Draghetto non c’era traccia; girò intorno e lo trovò che dormiva beatamente nascosto dietro a uno stregacorallo.
Il Drago Marino era uno stregapatito d’informatica e aiutava le streghe a destreggiarsi con le nuove diavolerie che avevano inventato gli umani.
Poi trovò lo Squaletto che dormiva sotto uno sgabello, con gli occhi spalancati, tipico degli squali. Dalla bocca gli usciva un pezzo di lego. Ogni tanto gli permettevano di entrare nella boccia di vetro con Draghetto per aiutarlo in missioni speciali.
Oltre all’incarico di segretario che gli aveva assegnato Hilary in un momento di confusione totale, Fuliggine doveva fare compagnia a Draghetto e tenere a bada la bramosia di Squaletto che era capace di mangiare di tutto, persino le loro stregascope e, se ne avesse avuta l’occasione, sarebbe stato un disastro colossale!
D’altronde, era uno stregafatto che l’unico che potesse girare indisturbato fosse proprio lui, lo stregatto.
Pensò che entrambi i suoi nuovi amici fossero crollati, provati dalle emozioni di quella stregata e maledetta giornata di caos.
Fece un ultimo giro all’interno della casa silenziosa, poi uscì per fare quello che la natura gli aveva insegnato: andare a caccia di stregatopi!
Mentre avanzava guardingo, con i suoi stregafelpati passi, i suoi pensieri lo portarono altrove.
Si fermò a pensare a Marilyn che, essendo un incrocio tra una fata e una strega, era più dolce delle altre e, infatti, era una Sirena. Usava la coda o le gambe secondo l’occasione e Fuliggine, dopo un periodo di confusione, accettò questo stregafatto come streganormale.
Hilary, che si era auto nominata stregacapo, non senza i rimbrotti delle altre, era sempre piena d’impegni.
Arrivava di corsa, all’improvviso, quando meno se lo aspettavano, a dire:
«Poi sistemo tutto io, tranquille!»
Fuliggine non era sicuro di questo, le Streghe erano sempre in attività, se qui facevano, là rompevano: «Povera Hilary, aveva un gran bel da fare a riordinare tutto ciò che le altre mettevano sullo stregafuoco!» pensò.
Dare un giudizio su Grace era più complicato; aveva due personalità; se da un lato si addentrava a districare complicate storie poliziesche, anagrammi e rebus impossibili, dall’altro, si rivelava una credulona quando si lanciava a scrivere fiabe per bambini a lieto fine, mettendo in dubbio la sua natura: era una fata o una strega?
E Lucy? Era un’intellettuale e si buttava in certi discorsi di storia antica sugli Egizi che lasciava tutti a bocca aperta.
Lei e Donaty Ella erano due streghe di classe, amanti della cultura, anche se, sulla seconda, erano corse voci poco rassicuranti sulla sua complicità con Messere il Diavolo di stregatrame che, per stregafortuna, risultarono del tutto false.
Fuliggine era così assorto in questi stregapensieri, che non si accorse di essere uscito dal giardino e di essersi perso in un intricato labirinto di parole costruito da Grace che stava decifrando l’ennesimo cruciverba.
Fu preso dal panico ma arrivò Matty, puzzolente come mai era stata, lo prese in braccio e rientrarono nella stregacasa.
«Appena in tempo», miagolò piano il felino.
Che giornataccia!
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