Seconda parte
Spianata Castelletto era uno dei luoghi più belli di Genova.
Ci si poteva arrivare con un ascensore pubblico, citato da un grande poeta in una sua poesia.
C’era un panorama mozzafiato sui tetti della città vecchia e sul porto.
Alla sera i ragazzi si ritrovavano lì a chiacchierare, sentire musica,fumare, bere birra.
Nessuno si interessò di quel libricino posato, con tanto amore, dalla vecchia signora, sulla panchina.
E così passò la notte e, un po’ bagnato per l’umidità, al mattino era ancora lì.
Lo vide un capitano di mare in pensione che si sedeva ogni giorno a leggere il Secolo XIX su una di quelle panchine.
Non era un gran lettore a parte i titoli del giornale, gli annunci funebri e la pagina dello sport, essendo genoano sfegatato.
Pensò che qualcuno lo avesse dimenticato e lo prese per vedere se c’era qualche riferimento sul proprietario.
Trovò il biglietto con le istruzioni, a parte la faccenda di Internet, lui, che non amava i computer, capì che poteva prendere il libro, leggerlo e poi abbandonarlo da qualche parte.
Tutta la situazione lo incuriosì: se il destino aveva scelto lui per continuare quella specie di catena di Sant’Antonio avrebbe fatto il suo dovere.
Lo portò a casa e dopo il pranzo veloce che la moglie gli aveva preparato, si sedette sulla sua poltrona preferita e cominciò a leggerlo
Ormai vivevano soli; i figli erano sposati e ogni tanto andavano a trovarli con i nipotini.
Avevano tanto tempo libero, soprattutto lui, perché la moglie trovava sempre qualcosa da fare.
Il pomeriggio passò in fretta, il racconto era breve e piacque al capitano.
Si identificò con il pastore, anche lui aveva trascorso una vita da eremita, tutto sommato.
Comandava navi petroliere che facevano viaggi lunghi, anche di nove mesi.
Stava poco con la moglie e aveva perso i momenti più belli della crescita dei figli.
Per gli amici non aveva tempo.
La sua vita era stata quella di un solitario, aveva girato mezzo mondo, conosciuto tanta gente, visto città strane ma non aveva potuto approfondire nulla di tutto ciò.
Era quasi sempre al comando della nave,
Con gli alberi non aveva molta dimestichezza: ne aveva sempre visti pochi.
Quando rientrava nel porto di Genova vedeva quelle colline brulle che una volta erano ricoperte da boschi.
Tutte le piante erano state tagliate o per costruire barche o per riscaldarsi durante le guerre.
Se qualcuno avesse fatto come Ezèard Bouffier ora Genova avrebbe di nuovo i suoi boschi.
Ora doveva lasciare il libro e il capitano pensò che gli sarebbe piaciuto farlo navigare come aveva fatto lui per tutta la vita.
Così lo portò in porto e lo sistemò nella sala d’attesa dove si trovavano le persone che si imbarcavano sui traghetti della Tirrenia.
Dopo aver dato uno sguardo malinconico alle poche navi ormeggiate, si assicurò che il libro fosse in bella vista sul tavolino dove lo aveva lasciato e ritornò a casa..
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continua….