Oggi il mio unico pensiero va a voi.
Voi che sapete ancora amare senza se e senza ma.
Come dovrebbero tutti.
Il mondo senza quel “Si, però”, “Gli voglio bene anche se”, “Sono felice, più o meno”, sarebbe un mondo che potrebbe davvero valer la pena vivere.
Non un mondo da sopravvivenza, ma un mondo a pieni polmoni, come quello dei bambini.

Non credo che potrò mai dimenticare la tua disperazione urlare “nonna! nonna!”, Caterina.

Come si fa a spiegare la morte ai bambini… non si può. Ci si prova ma non può avere senso. Non può.
Non credo che potrò dimenticare il tuo contegno da ometto, Andrea.

Mi avete lacerato il cuore, strappato in due lo stomaco. E di questo vi ringrazio.

Non so quando il Circolo Polare Artico abbia preso possesso di me.
Non so spiegarvene il motivo.
Quello che so è che è successo.

Sarà stato per proteggermi dal confronto con un mondo malsano?
Sarà che crescendo a furia di compromessi – subiti, attuati, osservati – si finisce per spegnere ogni cosa?
Voi, solo voi bambini, sapete riportarmi in vita.
Cate, Andrea, permettermi di consolarvi è stato il regalo più grande che poteste farmi.

Ci vediamo presto presto cuccioli. Voglio vedervi crescere, mi sono persa fin troppo di voi.

Non si dovrebbe mai smettere di guardare il mondo con gli occhi di un bambino. Mai.