«Uffa, Lucynda, pasame Milita», esclamò Tilda.
«Hola, querida, que pasa?».
«Sono rovinata», rispose Milita che sembrava prossima a scoppiare in lacrime.
«Dai, amica, non farne una tragedia, adesso Irina ed io corriamo da te e vediamo come affrontare il problema. Porto il gelato», rispose frettolosamente Tilda preoccupata.
Si trascinò dietro Irina mentre Lucynda continuava a parlare al telefono con il suo tecnico di fiducia.
Se prima pensava di finire in tempo l’ultimo quadro per il prossimo vernissage, ora era certa che lo avrebbe lasciato per la prossima collezione.
Il tempo stava andando troppo veloce e le cose da fare erano troppe.
«Ci mancava solo questo», pensò mentre indossava frettolosamente un paio di jeans seguita da Irina che le porgeva un accappatoio al posto della giacca.
«Non so come si vestono dalle sue parti, devo dire a Milita di indagare subito su internet … ».
Poi rifletté che senza connessione era impossibile e borbottò tra i denti:
«Come non detto!»
Irina la osservava dubbiosa.
Scesero in strada, fermarono al volo un taxi e, mentre si aggiustava con le dita, gli scomposti capelli corti pensò:
«Se qualcuno mi chiedesse che cosa potrei desiderare per il futuro, risponderei: una navetta spaziale e una pochette multimediale. Non so gli altri, ma io sono sempre di fretta!».
Mentre il taxi andava a rilento, troppo per i suoi gusti, rifletté sull’insolita situazione.
Non era normale questo improvviso blackout, mentre osservava Irina che era preoccupata al massimo e stava in silenzio, cosa che per lei era quasi normale, viste le sue qualità risapute.
Finalmente arrivarono sotto casa di Milita che andò loro incontro con l’aria distrutta e la investì con un fiotto di parole incomprensibili.
«Calmati, fammi capire, hai finito l’ultimo capitolo del giallo ed è intrappolato nel tuo PC?».
Tra poco più di un mese avrebbero dovuto uscire insieme, Milita con il libro e Tilda con la sua ultima collezione di quadri.
Un’abbinata che in passato si era rivelata vincente in più di un’occasione.
«Fammi capire, nel tuo computer c’è anche l’invito di presentazione del mio vernissage?»
«Sì, sì, come te lo devo dire? Un disastro, una vera malasuerte», biascicò Milita distrutta.
«Siamo fregate tutte e due!», esclamò Tilda lasciandosi cadere su una sedia mentre Irina strabuzzava i suoi occhi di ghiaccio in segno di costernazione e prendeva al volo la confezione di gelato che Tilda aveva praticamente mollato per terra.
«Qui ci vuole un colpo di genio», pensò Tilda in cerca di soluzioni.
Non c’era altro da fare: procedere alla vecchia maniera.
«Non facciamoci prendere dal panico», esclamò mentre Milita e Irina la guardavano come se avesse appena pronunciato una bestemmia.
«Fai presto tu», piagnucolò Milita, «che cosa dico al mio editore? E ai miei fans?».
«Dobbiamo agire, altro che parlare. Procederemo alla vecchia maniera. Tira fuori dalla soffitta la vecchia macchina per scrivere e datti da fare, non sarà la fine del mondo!».
«Tu Irina servi il gelato, io farò una bozza del mio invito, telefonerò a un mio vecchio amico per verificare se ha ancora la vecchia tipografia che usa ogni tanto per nostalgia. Dai, al lavoro, truppa!».
La guardarono dubbiose ma eseguirono gli ordini.
Lavorarono tutto il pomeriggio senza sosta, forse meno veloci del solito ma decise, Irina elargiva a Milita consigli per un finale abbastanza sintetico, visto la mancanza di tempo, che si rivelò molto efficace e di effetto.
Tilda terminò il suo biglietto, telefonò per la stampa e alla fine, si guardarono negli occhi distrutte: ce l’avevano fatta.
Vista la situazione, ordinarono una pizza poi, mentre mangiavano, Irina esclamò:
«Niente TV, che facciamo questa sera?»
Tilda la guardò con un sospiro, era stanchissima e questa pensava al fine serata!
Comunque, piena di risorse e aspettandosi il peggio, andò nell’ingresso, prese la sua capiente borsa ed esclamò esultante:
«Ta, ta, giochiamo a carte. A scopa!»
Irina la guardò scandalizzata:
«Scopa? Con chi? Non dire brutte parole, io no scopare con nessuno!».
Milita e Tilda scoppiarono in un’allegra risata.
Quest’ultima si chiese:
«Che cosa accidenti fanno in Russia la sera?»
«È solo un gioco con le carte, Irina, non sono mica quell’impunita di Miggy e le sue erotiche elucubrazioni mentali, è solo un gioco!»
«Ahhh …», esclamò Irina sollevata.