Musica nelle orecchie, e a passo lento mi lascio scivolare tra vischiosi pensieri, avvolta dall’acre odore della città che ancora non accetta la fine dell’estate. Il vento è caldo e gioca con la peluria dorata delle braccia ancora abbronzate. Sono belle le donne in questo momento di passaggio, quando hanno ancora addosso il sudore di un nuovo incontro al chiarore della Luna.

Un nuovo isolato: tre uomini vestiti di nero rompono per un istante l’illusione, ma poi dietro l’angolo c’è lei, in abito rosso, lei che quegli uomini non li conosce, eppure li raggiunge a passo scomposto. E allora tutto si rianima. E insieme sembrano danzare la mia milonga, quella che si insinua trai sampietrini ed ha l’incredibile potere di rendere spessore ad ogni sguardo, ad ogni volto.

Tutto cambia, se osservato mentre un tango si riversa nei timpani.

Continuano ad imprimersi nel mio campo visivo i volti arditi di decine di comparse, che si sparpagliano alla spicciolata per le strade cittadine, a passi incredibilmente sincroni. Sembrano cercare la mia attenzione, quasi io fossi l’impresario. Che possano sentirla davvero la mia milonga?
Inizia la discesa che costeggia il verde, e davanti a me, a ritmo cadenzato, all’improvviso una schiera di schiene e gambe di lavoratori guadagna il terreno verso casa.

Un corpo di ballo, sì! Sono ballerini, e da un momento all’altro si gireranno e trasformeranno questo parco in un palcoscenico e questi pini in una cupola, la scenografia sensuale e sfacciata di un duello amoroso.

E tra loro. Tra loro c’è lui. E deve aver sentito i miei occhi insinuarsi tra le scapole, viaggiare trai muscoli del dorso, proprio lì, subito sotto il cotone della camicia, proprio lì, verso quei glutei, che mamma mia, per me sono perfetti. Lo sa che sbircio il suo profilo dritto che riesco a scorgere appena, è ovvio che lo sa, perché si gira.

Deve aver percepito i miei pensieri scivolargli sui fianchi e trai capelli ricci e folti, perché nella folla alza lo sguardo nero senza esitare. Non vede che me.

Lui, a trenta passi da me.

Deve aver letto l’umido delle mie labbra perché si ferma. Ed io mi fermo.

Tutti danzano. Donne con uomini, uomini con uomini, donne con donne.

A piedi nudi si prendono, si lasciano, si adorano, si odiano. Non noi.

Noi lentamente procediamo verso un inevitabile destino. L’uno verso l’altra. L’altra verso l’uno. La musica finisce.

Ed ora è un bacio.