MAO, LA STORIA SCONOSCIUTA, DI JON HALLIDAY, JUNG CHANG

“Ruba un chiodo e verrai crocifisso, ruba un regno e sarai Re”. In questo antico proverbio cinese si trova tutta la saggezza del mondo, l’idea che la società, e la natura, sono terribilmente diseguali. Esse non conoscono altri principi, se non quelli da loro creati. La morale non è che un corollario, in questo sistema, una conseguenza non necessaria. Il nostro Occidente ci ha abituato a una diseguaglianza più dolce, meno feroce e disumana, ma resta pur sempre un’isola, circondata da dittatori. E la Storia continua a disseppellire i suoi scheletri. In questo magnifico libro – tuttora vietato in Cina – viene fuori una storia sconosciuta; la vicenda di un uomo che per anni ha regnato su un quarto della popolazione mondiale, come un monarca assoluto, dispotico e crudele. La conta dei morti, grazie a lui, arriva intorno ai settanta milioni.

Si dice “sconosciuta” perché quasi nessuno, qui in Occidente, si è mai interessato di lui. Ha avuto grandi estimatori come Fo e Terzani, altri che lo hanno attaccato con forza, ma sempre come una figura lontana, estranea alla nostra vita. E pochissimi conoscono i passi che ha compiuto per arrivare al potere, per poi mantenerlo fino alla morte. Per fortuna disponiamo di un’opera come questa – grande e coraggiosa, come un “Guerra e Pace” puramente storico. Dal che non solo ci avviciniamo a Mao, alle sue origini e alla storia della Cina, ma scopriamo una serie di inquietanti assonanze fra lui e i suoi fratelli – Hitler e Stalin.

Tanto per cominciare, tutti e tre hanno vissuto in giovinezza quello che si chiama “arabesco sadomasochistico”: un padre duro e freddo, spesso violento, posto accanto a una madre dolce, cedevole, gentile, sempre pronta a coccolare il suo pargolo. Questo incrocio si trova anche nelle vite di molti criminali nazisti, come Franz Stangl, Himmler e Eichmann. Tutti e tre sono nati in una famiglia piccolo-borghese, ma con buone possibilità di sfuggire alla miseria, per farsi un’istruzione. Tutti e tre sono stati “figli illegittimi” della loro Patria: Hitler austriaco, addirittura apolide, Stalin georgiano, Mao lontano anni-luce dai centri cinesi dell’epoca, Pechino e Shangai. Tutti e tre si sono rivolti innanzitutto contro gli alleati, per fare piazza pulita di eventuali concorrenti. Nessuno di loro ha mai creato nulla: hanno incontrato ideologie e partiti già esistenti, per poi plasmarli a loro uso e consumo. Nessuno di loro è mai sfuggito a una mostruosa, persistente paranoia: il pensiero che il mondo fosse pieno di nemici da abbattere, e che complottavano contro di loro. Nessuno di loro ha mai mostrato la minima pietà, tranne forse con gli animali. Non hanno amato che la madre.

Credo che alcune di queste caratteristiche possano attagliarsi anche a Napoleone, che era corso, e chissà, forse anche ad altri mostri di cui non sappiamo nulla. Non lo sappiamo perché non vogliamo sapere, e almeno in parte, lo ritieniamo inutile. Che importanza può avere ormai? Le vittime sono andate, e noi dobbiamo pur sempre vivere, andare avanti. Ma a volte qualcosa ci turba nel sonno. E’ simile a un grido lontano, disperato, che cerchiamo inutilmente di scacciare. La Storia, come diceva Joyce, è un incubo da cui vorremmo svegliarci.