MAD MEN, DI MATTHEW WEINER  La miglior serie mai creata? Ho pochi dubbi nel rispondere – Westworld. La più originale? Anche qui sono molto sicuro. E’ la creatura di Matthew Weiner, che forse, fra qualche anno, ci farà guardare indietro, per dire – che tempi… era l’Età Dell’Oro delle serie. Fuori impazzava la Crisi, e noi intanto guardavamo Mad Men. La storia di un gruppo di pubblicitari, in quella New York Anni Sessanta, così cinica e spietata, ma altrettanto irresistibile…

 

Non c’è modo di misurare il fascino, sarebbe come catturare l’aria, o i sogni… ma di sicuro quel mondo ne è pieno. Solo così può funzionare la magia, di prendere un cosmo chiuso, asfittico, come quello di un ufficio, e trasporlo in una serie lunghissima di scene e personaggi. Puro teatro. Finora al cinema hanno funzionato solo certi mestieri: una torma di poliziotti, di spie e soldati, di ispettori e detectives, ogni tanto intervallati da medici, o da finanzieri d’assalto. Qualche artista – o meglio, aspirante tale – e dei piccoli startupper, ma niente di più. Mai nessuno si era arrischiato con dei pubblicitari. Certo, c’è una serie su una ditta di pompe funebri, ma siamo già nella satira nera… il dramma è un’altra cosa. Per questo Mad Men ha qualcosa in più delle altre serie. Si arrischia su un territorio inesplorato, privo di certezze, ma alla fine lascia un segno.

 

Come diceva Nabokov, l’Arte è nei dettagli. Da un singolo particolare si distingue il genio dal pataccaro, l’artista dal pagliaccio. E qui ce ne sono a centinaia. I vestiti, innanzitutto, gli sfondi, pieni di oggetti legati a quell’epoca, e smaltati di coolness… poi i personaggi. Ognuno di loro è un piccolo capolavoro. Tutti ruotano intorno a Don Draper, un uomo singolarmente complesso, tormentato, capace di gesti grandiosi e anche meschini, ma sempre impeccabile nella sua maschera di creativo, di mago della pubblicità. La sua presenza è come un magnete, che catalizza storie e avvenimenti. Questa è l’unica concessione alla “regola”. Un unico protagonista, che però sta da solo, senza le classiche figure della spalla, del comprimario, del servo e del nemico. Un’altra perla regalata da Mad Men.

 

Qualcuno si è lamentato che a volte è lento, noioso. Che c’è poca azione, che in fondo guardiamo le serie per divertirci. Secondo me invece è il contrario. Siamo noi a essere terribilmente noiosi. Portiamo i nostri personaggi come una seconda pelle, senza riuscire a liberarcene. Per questo siamo lontani da quel cosmo fatato, pieno di fascino. Certo, era una New York di straordinaria opulenza, mentre noi arranchiamo. Eppure i soldi da qualche parte ci sono. Ma quanta magia c’è in una piazza di Montecarlo? Forse nessuna. Per fortuna abbiamo Don Draper, e i suoi colleghi.

 

Ognuno di loro cammina su un filo, circondato da poster e luci, ma sempre sul punto di cadere… e a volte succede. Capita quando la maschera si spezza. Allora sentiamo che è troppo tardi. Che si potrebbe anche vivere in modo diverso, senza tutte quelle bugie, l’odio, il cinismo, le cattiverie… ma poi siamo costretti a ricominciare. E’ il tempo di un’altra pubblicità – la migliore. Chi è stato a crearla? Qualcuno con un’anima, venduta al miglior offerente. Perché lo ha fatto? No, non per i soldi. Semplicemente perché quel dolore è insostenibile. Così si diventa un Mad Man – un attimo dopo aver preso una colomba, dal cilindro, solo per pugnalarla e offrirla al pubblico. Lo chiamano Spettacolo, ma forse è solo paura.