Parte seconda.

L’indomani mattina, anche se le cose non promettevano un granché, alle nove in punto era dalla parrucchiera:
«Che cosa facciamo, Carolina, il solito?» attaccò quella che la conosceva da anni.
Rimase a bocca aperta, quando si sentì rispondere:
«No, voglio cambiare radicalmente, mi piacerebbe un biondo e un caschetto più corto e sfilato …».
«Finalmente si è decisa? Bene, allora passiamo prima a decolorare», proseguì la parrucchiera facendo un cenno alla ragazza che la aiutava in negozio.
Poi le mostrò alcuni campioni di tinte:
«Guardi che bel colore, è l’ultima nuance che è arrivata, queste sfumature ramate dovrebbero darle luce anche al viso», proseguì entusiasta.
Carolina la lasciò fare e, due ore dopo, quando si guardò nello specchio, con sua grande sorpresa, si trovò davanti un’altra persona, sembrava più giovane e carina.
Era davvero soddisfatta e felice.
«Serata importante?» ammiccò la parrucchiera strizzandole un occhio.
«Sì, o la va o la spacca», rispose sorridendo Carolina.
«Allora rifacciamo anche il trucco», propose l’altra mentre la faceva accomodare di nuovo.
Il risultato fu sorprendente, si sentiva davvero un’altra persona.
Uscì sbirciandosi nel riflesso delle vetrine mentre camminava, comprò un’arista di maiale, dei funghi coltivati, del prosciutto, una confezione di pasta sfoglia, fragole e, in ultimo, si dirigesse verso un negozio di biancheria intima.
«Qui ci sono dei capi veramente conturbanti», pensò guardando la vetrina che metteva in bella mostra ogni ben di Dio.
Una commessa giovane e carina le venne incontro sorridendo:
«Buongiorno, signora, posso esserle utile?», la apostrofò con premura.
«Buongiorno, sì, avrei bisogno di qualcosa di sensuale e provocante per una serata speciale».
La ragazza la squadrò da capo a piedi per qualche secondo, con evidente scetticismo.
«Del tipo?», chiese infine.
«Pensavo a una guepière con calze autoreggenti … uno slip alla “brasiliana”… qualcosa del genere …», balbettò Carolina improvvisamente impacciata.
Quella la osservò ancora con sguardo critico per alcuni lunghissimi secondi, il viso impassibile, lo sguardo competente, poi affermò convinta:
«Non credo di avere nulla di adatto a lei, signora, al massimo arrivo alla “large” e … non sono neanche sicura … comunque vediamo …», e sparì nel retro.
Dopo alcuni minuti, arrivò con una scatola:
«Sì, ho questa, ma non so se lei possa entrarci …» aggiunse con uno sguardo significativo osservandola di nuovo da capo a piedi.
Tirò fuori dalla scatola una “cosina” nera tutta pizzi e merletti, scollatura a cuore, stecche ai lati, gancetti anteriori per la chiusura.
Carolina prese in mano il capo delicatamente, come se fosse fatto di pregiata porcellana cinese, aveva quasi paura di sgualcirlo, poi, facendosi coraggio, affermò intimidita:
«Posso provarlo?»
La ragazza la accompagnò in un camerino, le porse anche uno slip minuscolo e trasparente, un paio di calze nere autoreggenti:
«Se ha bisogno di me, chiami, sono qui accanto».
Carolina entrò, chiuse la tenda, tirò fuori da una borsa un paio di sandali neri con un vertiginosissimo tacco di almeno quindici centimetri che aveva acquistato in un momento di pura follia e che, naturalmente, non aveva mai indossato:
«Sono l’ideale, e poi non ci devo mica percorrere tanta strada!» , affermò con decisione appoggiandoli per terra. Si spogliò, provò ad indossare i minuscoli slip che sparirono all’istante sprofondando nelle molteplici pieghe …