Parte terza.
Ecco perché adesso Carolina si trova in questa pazzesca situazione …
La ragazza scosta la tenda:
«Come va?» e, deve alzare gli occhi, perché Carolina è cresciuta magicamente in altezza, la squadra da capo a piedi scettica, prima di proferire in tono conciliante:
«È sicura di non voler provare qualcosa di più adatto a lei …?», interrompendosi bruscamente vedendola paonazza in viso:
«Si sente male, signora?», prosegue preoccupata.
Carolina, che sta trattenendo il fiato da alcuni secondi, mormora con un filo di voce simile a chi sta per esalare l’ultimo respiro:
«Sììììì …, mi aiuti subito a uscire da questa maledetta trappola», e aggiunge esasperata:
«Sto soffocando, non vede che sto quasi morendo?».
La ragazza si precipita a liberarla dai ganci, affondando le dita nella morbida carne compressa e aggiunge:
«Non si avvilisca, penso di avere trovato qualcosa di carino e più adatto alla sua figura!»
Carolina si siede su un piccolo sgabello sfinita, si osserva nello specchio avvilita:
«Sembro un “piccolo Buddha”, sono proprio un disastro, cosa posso pretendere con un corpo così?»
Pentita e convinta di essersi cacciata da sola in un vicolo cieco, decide di ripensarci e, mentre tenta di rivestirsi e di togliersi i maledetti slip inghiottiti oramai dalla sua carne che sembra diventata improvvisamente una pianta carnivora, finalmente trova l’elastico, lo tira e le parte una sonora fiondata, secca come lo schiocco di una frusta.
Un dolore lancinante al fianco le fa mancare temporaneamente il respiro, si risiede visualizzando mentalmente il livido che si ritroverà domani.
Sempre più demoralizzata, mentre sta pensando di farsi dare un paio di forbici per scollarsi da dosso il malefico indumento, la tenda si riapre e spunta il viso sorridente e allegro della commessa:
«Ecco qui, guardi che meraviglia», esclama tirando fuori da una scatola una nuvola nera di pizzo e tulle.
Una camicia da notte stile “impero”, spalline sottili di raso reggono il reggiseno di pizzo, da dove parte una gonna ampia e vaporosa, multistrati.
Carolina rimane a guardare estasiata, la commessa con un gesto sapiente, gira l’indumento a destra e a sinistra, allarga la gonna facendola fluttuare leggera nell’aria.
A parte la taglia formato “tenda canadese a due posti”, è davvero un capo stupendo.
«Su, la indossi», la incoraggia la ragazza con un cordiale sorriso.
Carolina, che ha i battiti del cuore che stanno andando a mille, indossa il capo con molta precauzione con la paura di sgualcirlo e di perdere questa ultima occasione.
Si osserva nello stretto specchio appena fuori dal camerino eh … sì, è veramente un incanto; le pieghe vaporose della gonna lasciano appena intravedere le sue forme in un gioco di “ti vedo, non ti vedo” facendola apparire molto attraente.
Osservando il suo viso radioso, la commessa esclama soddisfatta:
«Ha visto che ce l’abbiamo fatta?»
Carolina si riveste guardando l’orologio:
«Caspita, sono le dodici e trenta, devo correre a casa, ho un sacco di cose da fare», ed esce dal negozio come una furia reggendo le borse con i suoi tesori.
Trascorre il pomeriggio a cucinare: arista di maiale con patate al formo, sformato di funghi e prosciutto, fragole con panna; i piatti preferiti di Osvaldo.
Apparecchia con cura il tavolo in sala da pranzo, pone qua e là candele profumate, prende una bottiglia di vino speciale e, soddisfatta, si avvia in bagno per un bagno rilassante.
Si avvolge i capelli in una spugna per non rovinarli, apre l’acqua calda, riempie la vasca, aggiunge sali profumati, si immerge nell’acqua schiumosa e … un urlo le esce dalla bocca.
Non ha tenuto conto dell’inguine infiammato, la parte è ancora dolorante e necessita cure immediate.
Si sciacqua velocemente, asciuga delicatamente le “abrasioni”, spalma una crema più adatta che è riuscita a prendere in farmacia e si sdraia sul letto per prendere fiato.
«Che fatica», sospira.
La crema, bisogna dirlo, è veramente efficace e le toglie il bruciore.
Controlla l’orologio e il forno ed esclama:
«Tutto a posto, tra poco spengo, vado a vestirmi perché oramai ci siamo».