• Prologo

Fabio è un trentasettenne laureato che però ancora non ha trovato un lavoro che lo soddisfi . Riesce comunque a tirare avanti economicamente. La mancanza del lavoro lo deprime perchè non si sente realizzato e gli rende difficili gli altri rapporti relazionali ed affettivi. Vive solo e soffre molto di solitudine. E’ un introverso. Si avvicinano le vacanze estive che Fabio odia perchè non sopporta andare in vacanza da solo, cosa che ha fatto negli ultimi sette anni (amici ed amiche hanno progetti che non prevedono il suo coinvolgimento e sono tutti accoppiati). Fabio soffre molto per la mancanza di una compagna. La cerca ma non la trova benchè sia un tipo che agli occhi delle persone che lo conoscono sembrerebbe non avere problemi del genere :

Sei un tipo interessante, colto, spiritoso” gli ripetono , lui sorride amaro.

Decide di rimanere a Roma durante l’estate che si preannuncia torrida perchè non vuole più andare in un villaggio vacanze o in montagna ( sua vera passione ) da solo.

La nostra storia comincia la sera di ferragosto.

Clima tropicale, 40°, la città è un forno. Fabio gira in motorino come Nanni Moretti in “Caro diario “; da appassionato cinefilo ripercorre lo stesso itinerario del regista: Viale Garibaldi, il Gianicolo, Monteverde, Via delle Fornaci, i sottopassaggi del Lungotevere, la Garbatella fino a Spinaceto.

Quella sera cerca distrazione presso una manifestazione dell’Estate Romana: Villa Celimontana dove suonano musica Jazz. Fabio non ama particolarmente il Jazz.

E’ già stato ad altre manifestazioni del genere per non stare da solo anche se questo non ha fatto che aumentare il suo senso di solitudine. Ha trovato coatti al Testaccio Village e gente chiassosa e volgare a Capannelle dove imperano Salsa e Merengue . Si illude che nel parco di Villa Celimontana (ricorda che quando ci andava da bambino gli pareva una foresta incantata) illuminato suggestivamente e frequentato da gente più vicina alla sua età, qualcosa di magico possa accadere. Infatti incontra Lei.

All’ingresso della Villa sulla destra, accanto alla casa del custode, c’è uno spiazzo recintato dove staziona una mamma gatta con i suoi piccoli che attirano la curiosità dei visitatori con le loro effusioni.

Fabio adora i gatti e proprio per questo non ne prende nessuno, teme che possano star male e, dal momento che vive da solo, soffrire di solitudine come lui; però ama parlarci, giocarci e si accovaccia per stare al loro livello.

Con loro sente un feeling, uno shining; gli sguardi si incrociano, i gatti gli si avvicinano, gli si strusciano facendo le fusa, lo adottano, non lo temono. Forse in un’altra vita è stato un gatto anche lui.

Le voci dei passanti che commentano divertiti la scenetta Fabio non le sente, tant’è preso. Ma stavolta si accorge di essere osservato in quella posizione imbarazzante che ricorda una “turca “; alla sua sinistra intravede dei sandali in cuoio consunto, due agili caviglie abbronzate e pantaloni simili a quelli di un pigiama a strisce verticali bianche e celesti, canottierina nera, zainetto, capello corto nero con ciuffo arruffato, orecchini zen, sorriso disarmante, occhi natalizi. Niente trucco.

Lei ha nel palmo della mano uno dei gattini e gli parla con la voce da topo dei cartoni animati.

Avrà circa 30 anni. Fabio non riesce a smettere di guardarla. Lei posa il micio sorride ancora senza pietà e con voce cordiale gli fa : “Una birra ?”.

In quell’attimo lungo una vita Fabio ha la sensazione che l’altra persona sia lì in quel luogo ed in quel momento perchè è destino. Due tessere di un puzzle che combaciano. Per una notte ed un giorno la vita dei due cambia : si parlano, si amano, ridono e piangono insieme; come se si conoscessero e si cercassero da sempre. Ora si sono trovati. Le loro vite cambieranno. Non importa per quanto tempo.

Ora è domenica, 17 agosto : giorno del compleanno di Fabio. La città è ancora più calda, una cappa umida, insopportabile. Fabio, però, non lo sente perchè per la prima volta in vita sua è felice e lo sa.

Esce per comprare il giornale; verso le 10,30 la chiamerà. Dopo un giorno e mezzo passato assieme, incollati da passione e sudore, hanno avuto necessità di separarsi entrambi, di riappropriarsi del loro spazio, per poi desiderarsi più di prima.

Mentre acquista il quotidiano Fabio decide di festeggiare il suo compleanno facendo qualcosa di diverso: colazione al bar, un bel bar. Si siede, ordina e sfoglia il giornale. Si ricorda che ha giocato prima di ferragosto al lotto per scaramanzia la sua data di nascita: 17-8-60 aggiungendoci in una botta di ispirazione 1 e 90 (l’inizio e la fine). Una cinquina secca sulla ruota di Roma per l’importo di 20 euro. “ Per il mio compleanno voglio buttare 20 euro. “ diceva mentre la compilava. Va alla pagina dove sono indicati i numeri estratti.

La cinquina è uscita sulla ruota di Roma.

Chiude il giornale, strizza gli occhi e lo riapre alla stessa pagina ma i numeri sono sempre lì. Paga ed esce senza consumare. Il cappuccino si fredda al tavolino, malinconico mentre il bicchiere d’acqua che lo accompagna si scalda.

Con le mani che gli sudano Fabio compra senza pensarci altri 5 quotidiani per essere sicuro: mentre ritira il resto rimprovera a se stesso che poteva correre a casa a consultare il Televideo. Quello che sembrava una inutile operazione fatta d’impulso gli rivela una sorpresa.

Tre dei cinque quotidiani non riportano l’uscita del 90 su Roma ma dell’80, gli altri numeri vanno bene. Però così la quaterna eventuale non servirebbe perchè Fabio ha giocato la cinquina secca. Gli altri due quotidiani invece rasserenano Fabio perchè confermano la cinquina del primo giornale. Esito : 3 a 3.

Fabio si innervosisce e torna verso casa pensando cosa fare. Il sudore ora gli scende copioso, le scarpe gli scivolano sotto la pianta umida dei piedi, i giornali gli cadono. Decide di telefonare da una cabina ai giornali per controllare : forse si tratta di un errore di stampa, non ce la fa a tornare a casa ; gli tremano le gambe. Deve farlo adesso, deve saperlo ora !

Non bada al caldo soffocante che trasforma la cabina telefonica in una sauna, cerca nervosamente la tessera telefonica, gli cade il portafoglio, lo raccoglie, la trova, la inserisce. E’ scaduta. L’ apparecchio la sputa emettendo tre bip di disgusto. Cerca allora una moneta che prega di trovare mentre inserisce il dito nella fessura di pelle del portamonete. Eccola !

Annota mentalmente il numero telefonico del primo giornale da chiamare, inserisce la moneta e mentre una goccia di sudore gli cola nell’occhio procurando un senso di bruciore e facendogli ritardare di una frazione di secondo l’impatto tra il dito indice ed il bersaglio della tastiera numerica… squilla il telefono!

Fabio non capisce fino al quarto squillo. Poi automaticamente fa: “Pronto ?” Dall’altra parte una voce concitata maschile cerca, evidentemente, il padre.

Papà, papà sei tu ?” “ No, sono Fabio “ è l’imbarazzata risposta. “Dov’è mio padre, che ci fai tu in casa nostra ?” , incalza lo sconosciuto, “ Ma io sono in una cabina telefonica e stavo chiamando “ risponde Fabio con una voce da bambino sgridato senza riuscire a capacitarsi della situazione e del dialogo surreale.

Presto, dammi mio padre stronzo !” ribatte l’altro minaccioso. Ma mentre lo dice piange. “Chi sei ?” domanda ingoiando a secco Fabio. “Sono il tenente Giuseppe Moccia dell’Aeronautica Militare Italiana, in servizio in una base missilistica segreta sugli Appennini. Hanno lanciato !”

Chi ha lanciato, cosa ?” domanda Fabio che ha dimenticato la cinquina. L’altro piange, la comunicazione è disturbata. “ Oddio, tra un’ora ci arriveranno addosso da tutte le parti, dica a mio padre di scappare !”.

L’hanno fatto, mio Dio l’hanno fatto davvero. Non è uno scherzo, li ho sul radar, sono decine ; fra pochi minuti la prima sarà Mosca, fra mezz’ora l’Europa centrale e poi….per favore rintracci mio padre e gli dica che gli voglio bene”.

Ma insomma basta ! “ urla Fabio strozzando la cornetta , esasperato, grondante sudore, con le tempie che gli pulsano per la tensione delle ultime 48 ore.

Sono in una cabina telefonica, come te lo devo dire che tuo padre non c’è qui, cazzo!” .

Ho chiamato mio padre a casa al 68755, perchè lui non è lì ? “ ripete come un disco incantato il tenente Moccia tra le lacrime ignorando la rabbia di Fabio.

Fabio alza gli occhi che si accecano per il sole ma dopo aver letto il numero di telefono della cabina, stampati in rosso sul vetro, ormai appannato : 68775.

Ha sbagliato numero, mi sente, ha sbagliato numero, questo è il 68775, non il 68755 “ . Dall’altra parte arriva un rumore di passi, voci concitate, urla, il tenente Moccia che grida : “ No, no, vi prego… “, poi una scarica di mitra. Poi silenzio.

Per alcuni secondi Fabio crede di avere immaginato tutto e si lascia cadere esausto seduto sul pavimento della cabina. Una voce dalla cornetta penzolante lo richiama alla realtà : “ Pronto, pronto, c’è qualcuno in ascolto ?” .

Rialzandosi Fabio guarda il suo polso sinistro lucido di sudore. L’orologio si era girato, lo rimette a posto con un gesto automatico : sono le 10,57. Doveva chiamare Lei, i giornali, la vincita al lotto.

Pronto, chi è ? Tenente Moccia, sei tu ?” .

Dimentichi quello che ha sentito, non è successo niente “ risponde una voce metallica, senza inflessioni e appende.

Fabio rimane con la cornetta in mano mentre una signora con barboncino bussa alla porta della cabina. “ Giovanotto, ha finito ? Devo chiamare mia nuora…”

Fabio esce stordito dalla cabina, corre verso casa. Gli sembra che sta per perdere tutto in una volta.

Cancello principale, portone della scala, ascensore al settimo piano come al solito, scale a tre a tre, chiave , due mandate, entra appena in tempo per sentire la voce di Lei incisa sulla segreteria che chiede perchè non l’ha chiamata.

Alza la cornetta ma è troppo tardi. Lei ha appeso. Sono le 11, 13. La richiama. Niente. E’ già andata via.

Riavvolge il nastro e lo ascolta. Lei gli dice che è la cosa più bella che le sia successa negli ultimi mesi e che le manca. Ma ha già preso troppe fregature con persone che si sono dimostrate splendide ma sono svanite nel nulla subito dopo. Lo aspetterà fino alle 12 all’Eur, sotto l’obelisco. Se non verrà andrà al mare da sola. E lo dimenticherà.

Fabio ride e piange. Non sa se telefonare ai giornali per la questione del lotto, se chiamare l’Aeronautica per sapere se esiste un Tenente Giuseppe Moccia ; ma tanto sa che sarebbe inutile e perderebbe tempo. Tempo che forse non ha.

Sono le 11,22 quando da via dei Prati Fiscali si immette nella Tangenziale Est a 120 orari, direzione Eur. Alle 11,54 intravede l’obelisco, non sa bene come è arrivato lì vivo.

Gira due volte intorno con stridere di gomme rischiando l’incidente. Poi La vede sulla vespa blu. Inchioda in mezzo alla strada, scende, corre. Un’auto lo tampona sfondando il bagagliaio ma Fabio nemmeno si gira.

Vede solo Lei che lo ricambia con uno sguardo preoccupato.

L’abbraccia mentre si avvicina un capannello di gente alle auto tamponate di cui una , l’utilitaria rossa , è senza conducente, motore acceso, con la portiera sinistra spalancata, il lunotto infranto, mentre l’altro conducente è sceso e bestemmia.

Lei fa mille domande con gli occhi. Fabio aspetta a rispondere a tutte.

Aspetta un segnale.

Il capannello di persone guidate dal conducente e un vigile dirigono verso i due.

Sono le 11,59.

Il sole si eclissa come se una nuvola nera fosse comparsa d’incanto, l’ombra dell’obelisco per un istante sembra che indichi in modo surreale le due auto incidentate, si alza il vento e si ode un diffuso miagolio di gatti.

Fabio e Lei si ritrovano a sorridere per qualcosa che li aveva fatti incontrare.

In quel momento Fabio ha la consapevolezza che il 90 è davvero uscito sulla sua ruota.

Perchè è davvero l’inizio della fine.