Questo pomeriggio passerà da Milano, ha appuntamento con lui. Il treno sobbalza sugli scambi entrando nella stazione di Monza. Ancora qualche fermata poi lo vedrà. Non sa decidere se il treno corra troppo veloce o sia troppo lento.

− Chissà perché mi sto cacciando in questo guaio?

Il signore seduto di fronte la guarda in modo interrogativo. Non si era accorta di parlare a voce alta, sorride con imbarazzo e guarda fuori dal finestrino. Il fine settimana lo ha trascorso da una amica che non vede quasi mai. La loro amicizia era stata molto intensa per qualche tempo, avevano condiviso momenti magici, poi, gli strani disegni del destino, tutto era finito: la vita dell’amica ha continuato la sua corsa: il matrimonio, una figlia. La sua, invece, si era fermata. È bella la bambina; quel fine settimana ci ha giocato molto, momenti sereni turbati da lampi di invidia. Perché non ha avuto questo dono? Perché il fato si è sempre accanito con lei? Il treno riparte, dolcemente, senza strappi

− Non si può pensare sempre al passato.

Ha parlato di nuovo ad alta voce. Il signore seduto di fronte la scruta aggrottando la fronte. Mormora una scusa e rivolge nuovamente lo sguardo al finestrino. Quello che sta per fare non è guardare al futuro, anzi! La sua è semplicemente una svolta. Non vuole pensare adesso a cosa potrà esserci dopo; per una volta meglio godersi quello che c’è ora. Ora il treno è decisamente troppo lento. Ben prima dell’arrivo raccoglie le sue cose e si avvia portandosi, di vagone in vagone, fino alla testa. L’appuntamento è alle 12 e 30 in piazza Cairoli, davanti al suo ufficio: un pranzo insieme. Che strano uomo: l’ha corteggiata, a volte in modo sfacciato, altre timidamente, ma sempre con determinazione. Il loro rapporto in pochi mesi, dopo anni di formalità, ha subito un’accelerazione che non avrebbe mai immaginato in altri tempi. − Ciao, sono qui sotto.− Lo chiama per avvisarlo.

− Cinque minuti e sono da te. Scende subito.

− Come stai?

– Come stai?− E le dà due baci.

Che strano! non si è ancora abituata a questa intimità tra loro.

− Andiamo a mangiare?−

− Sì, certo, dove? − Chiede lei.

−Ti porto dove vado sempre io da Peck, va bene?

−Benissimo.

Si avviano sotto braccio. Il ristorante è lo stesso dove andava con la sua amica qualche anno prima; se è il suo posto abituale come mai non ricorda di averlo mai incontrato lì?Lui è molto elegante con il completo grigio, la cravatta, il cappotto di cachemire; lo ha sempre visto vestito in modo informale. Con questi abiti sembra un’altra persona, diversa dall’uomo a cui lei è abituata. Diventa quasi timida, le parole non vogliono uscire dalla sua bocca, qualsiasi cosa le sembra stupida. È lui a rompere il ghiaccio:

−Cosa prendi?−

Non si è accorta che nel frattempo il cameriere ha portato la lista. Tenta di leggerla: senza occhiali vede poco o nulla, ma non li tirerà fuori, a costo di non mangiare. Si guarda intorno, il cameriere sta portando del vitello tonnato al tavolo accanto e lo ordina anche lei insieme a dell’acqua minerale naturale.

“Brava, così mi piaci, decisa e diretta”, dice a se stessa. Nel frattempo lui la guarda in modo strano e poi… la domanda inattesa:

– Ma tu, cosa ti aspetti da me?

− Etu? − Replica lei

− La domanda l’ho fatta prima io.

− Va bene, ti rispondo: mi piaci come persona e vorrei conoscerti meglio. Tuttoqua. Eperte? − dice lei

− Anche per me è la stessa cosa, mi piaci, sei una persona interessante e desidererei anch’io conoscerti meglio. “Quasi quasi mi offendo, vuole solo conoscermi meglio! Tuttoqui? E io che avevo costruito castelli in aria!”

− Andiamo, facciamo una passeggiata. Ti va?− domanda lui

– Sì, certo. Che passo veloce ha!

− Per favore potresti rallentare? Non ho nessuna intenzione di correrti dietro.

Lui la guarda con dolcezza, si ferma e la abbraccia, la bacia delicatamente sulle labbra, baci dolci dapprima, poi più passionali quando sente la risposta di lei. Già, appunto, la risposta di lei. Deve essere impazzita; non si è mai comportata così prima con un uomo, ma decide di godersi quel momento, che ha già vissuto in un sogno esattamente nello stesso modo e nell’identico posto, con le medesime emozioni che ha appena provato. Rimane in silenzio per un po’. Lui le chiede: −Cosa pensi?

Deve dire qualcosa, ma non sa cosa

− Sai, non mi aspettavo una cosa così veloce, ieri ci davamo del lei e oggi siamo qui così…, tu cosa ne pensi?− Chiede di rimando lei.

− Penso che sto bene con te, mi piaci molto, e vorrei vederti ancora. Sono convinto che potremmo darci delle cose, il nostro rapporto potrebbe essere bello, nei suoi limiti.− Dice lui.

– Limiti, appunto. Sono quelli che mi preoccupano; io sono il classico tipo di donna che si aspetta molto da un uomo, non sono in grado di dividere la persona che mi sta accanto con un’altra. Lasciami pensare.

– Sì, hai ragione, pensaci. − E l’abbraccia anora, si baciano in pieno centro, dimentichi di chi siano, come due quindicenni innamorati.

− Allora quando ci rivediamo?– le chiede

– Quando vuoi, io questa settimana sono libera.

– Ti va bene mercoledì? Magari vengo da te…

– Mercoledì va bene, ma non da me. Ti ho detto che ho bisogno di pensare.– ribatte lei

– Sì, hai ragione scusami.

– Allora a mercoledì. – Un bacio sulla guancia e se ne va.

È sola adesso, con i suoi pensieri. Si avvia verso la stazione di Cadorna, pensa a quello che è appena successo e, per la prima volta dopo tanto tempo si sente felice, le sembra di camminare ad un metro da terra, si rende conto che era da tanto che non si sentiva così appagata, soddisfatta. Squilla il telefono: è lui, non è affatto meravigliata, si aspettava di risentirlo, ne ha bisogno per essere certa che sia tutto vero, di non aver sognato.

− Ciao dove sei? − le chiede

– In via Dante, sto tornando a casa, e tu cosa fai?

− Cerco di lavorare, ma non riesco a concentrarmi, non faccio che pensare a te. Vorrei dirti che sono stato bene, che mi piaci veramente. Cerca di vivere con leggerezza quello che è successo…

– Lo stai dicendo a me o a te stesso?

− A tutti e due, non credere che per me sia semplice.

– Lo immagino, so che non è affatto semplice per nessuno dei due.

– Cosa fai stasera?

– Penserò a te.

– Anch’io, ciao, un abbraccio.

– Anch’io. Una non storia è cominciata.