Capitolo decimo

I tre anni di scuola lasciarono a Caterina un Diploma in Logopedia (lavoro che amava moltissimo) e un gruppetto di nuove amiche tra cui due in particolare, Maria ed Elviana, che ebbero un ruolo importante nella sua vita.
Trovò subito lavoro e, beffa del destino, proprio a Sestri Levante.
Tornò così a fare la pendolare, in senso contrario, questa volta con maggior fatica; capitava a volte che doveva farsi aiutare a salire o scendere dal treno quando gli scalini erano troppo alti.
Però ne valeva la pena perchè l’ambulatorio dove Caterina andava a lavorare era un centro all’avanguardia, con un gruppo di terapisti molto motivati e un direttore di larghe vedute, impegno ed esperienza.
I bambini erano tanti, con patologie diverse, spesso rare, difficili da affrontare ma il personale poteva usufruire della consulenza dei migliori professori nel campo della riabilitazione.
In quegli anni i disabili erano considerati persone da nascondere,da tenere separate dagli altri, castighi di Dio.
Bisognava combattere questa mentalità con scuola, istituzioni, genitori.
Caterina lo faceva con passione e, con le sue difficoltà, capiva di più lo stato d’animo dei suoi piccoli pazienti e questi la contraccambiavano.
Amare il proprio lavoro è fondamentale nella vita: bisognerebbe sempre combattere per questo, indipendentemente da quello che si fa.

Caterina riuscì per molti anni a occuparsi dei problemi di linguaggio anche perchè i suoi colleghi, soprattutto una, Teresa, la aiutavano quando i bambini avevano anche handicap motori e bisognava posizionarli per la terapia.
Anche Giuseppe era soddisfatto del suo lavoro in ospedale e così la loro vita procedeva serenamente tra impegni e viaggi.

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Wendy continuava il suo lavoro di cameriera e le lezioni di musica.
Jean Jacques era molto soddisfatto di lei e la spronava in tutti i modi, prestandole dischi, accompagnandola ai concerti soprattutto nelle caves dove si suonava ogni tipo di musica: dal Jazz alle canzoni tradizionali francesi, dal Blues alla musica sudamericana.
Jaap, quando poteva, andava con loro; era bello perchè in certi locali come “Au Lapin Agile” il pubblico partecipava cantando, ballando, suonando.
Lui, ragazzo perfetto, era anche un buon ballerino e così, sotto lo sguardo affettuoso di Jean Jacques, i due si esibivano dal rock al valsemusette, dal cha cha cha ai lenti.
Al mattino continuavano i loro allenamenti e un giorno Jaap portò Wendy a Fontainèbleu e dal furgoncino tirò fuori una bici anche per lei.
Era il massimo: girarono per la foresta che circondava il palazzo dove Caterina De Medici dava splendide feste, tra querce centenarie, saliscendi tra rocce e belvederi, grotte e boschi di faggi.
E così nacque una nuova ciclista.
Jaap era molto orgoglioso di lei e cominciò a fantasticare nuove avventure; lui che aveva scalato Le Mont Ventoux, i Pirenei, le Alpi, avrebbe volentieri condiviso con lei quelle emozioni
Ma capiva che per Wendy ci voleva qualcosa di più soft e cercò di studiare un itinerario adatto.

Spesso doveva assentarsi per le gare o per tornare in Olanda dalla famiglia.
Lì avrebbe voluto portare anche Wendy ma lei trovava sempre qualche scusa per non andare, essendo priva di documenti, non poteva varcare la frontiera.
Per ora era andato tutto bene ma era meglio non rischiare e così lei tornava da Jacqueline.

continua…..