Parigi, una notte d’inverno del 1934.

Nell’oscurità, dopo la pioggia, le vie semi deserte rilucono sotto la sequenza di esili lampioni pensierosi.

Passa rumorosamente il bus delle 23:00 per Rue Aubert e se ne va con il suo ultimo carico di umanità diretta frettolosamente chi sa dove; i suoi fari sciabolano ancora un po’ la notte e poi scompare.

Aline Reveur cammina svelta mentre si stringe affondando il viso nel  collo di pelliccia del paletot, cercando quel calore che il vestito indossato sotto non le dà. Eh già! Per far colpo sul suo nuovo corteggiatore aveva scelto un abito di seta blu scuro fasciante e con una profonda scollatura sulla schiena. L’effetto era notevole e desiderava vederglielo negli occhi quando con nonchalance avrebbe fatto scivolare giù il cappotto. Aveva conosciuto Egide all’Opera, proprio lì davanti. Lei, quale guardarobiera, si era prodigata a ritrovare il suo soprabito di cammello scuro finito fuori posto e contenente alcuni documenti.

E lui per ringraziarla l’aveva invitata ad uscire per un caffè.

Era iniziata così quella storia di appuntamenti, chiacchiere, risate e caffè ma stasera..stasera Egide avrebbe portato l’affondo finale.

Lui abitava a Cergy, cittadina nei pressi di Parigi da cui però si allontanava spesso per lavoro lasciando tranquillamente a casa moglie e tre figli. Ed ora eccolo lì al tavolo de L’Entracte Opera con un regalo prezioso, l’avrebbe stupita, ammaliata con un braccialetto d’oro con un ciondolo a cuore.

Ed ora, ecco Aline che cinguetta, si riaggiusta i capelli, sorride, sorride forse un po’ troppo . L’emozione traspare, è palpabile nell’aria, lo sguardo intenso di lui, così vicino, è una carezza che le scorre addosso, un vortice in cui lasciarsi cadere.

“ Si, mi ama. È quello giusto stavolta” canta il suo cuore mentre solleva il viso offrendo la bocca.

Ed è così, in quel frammento di tempo, che Brassai li ha fermati in questa foto.

In quella notte, a Parigi, tanti anni fa.