Ormai era primavera, si sentiva nell’aria. I profumi dei fiori nel sottobosco, gli alberi ormai piene di fronde verdeggianti e un cinguettio di uccelli che facevano da base sonora come una melodiosa musica.
Gli animali ormai erano tutti svegli dopo quel lungo e freddo inverno.

La lepre Sofia rideva tutto il giorno, saltellando sul prato fiorito. Ogni volta che incontrava un amico ripeteva sempre la solita frase «Bisogna avere orecchie lunghe, per sentire ogni rumore e non farsi sorprendere all’improvviso dal nemico.»
Un giorno incontrò il bradipo Pietro, lento nel suo camminare, poverino lui era nato così, ma con la sua forza girandosi e aggrappandosi riusciva ad arrivare sugli alberi e li riposava tranquillo. La lepre Sofia come lo vide subito lo prese in giro «Pietro oltre che lento, non hai le orecchie come le mie: lunghe, per sentire, stai attento che finirai male!»
Bradipo Pietro fece spallucce e continuò lentamente ad avanzare.

Correva veloce lepre Sofia, quando si imbattè nel ghiro Ginetto.
Svelta come al solito lo prese in giro «Ginetto sei sempre assonnato, ma quando ti svegli? Tu oltre che tonto sei pure sordo: guarda che orecchie piccole che hai! ahhh!» e ridendo lepre Sofia scappò via.

Una sera di luna piena lepre Sofia sempre veloce e lesta non si accorse della trappola del cacciatore, lì in quel momento non servivano orecchie lunghe, perché solo quando la sua zampa rimase impigliata udì un click.

Ecco allora si udì una risata: la iena Penelope rideva sguaiata. Anche la vecchia volpe Matilda uscì da dietro un cespuglio e disse a lepre Sofia «Bella mia, ti vantavi di avere orecchie lunghe ma non sei per niente furba, che tonta che sei, ahhh!»

Il bosco quella sera era tutto un vociare, da sopra un ramo si sentì una voce roca ma importante, era il saggio gufo Renato «Amici! Se uno non ha orecchie lunghe, o non ha sveltezza nel muoversi, e non è furbo abbastanza non è un male, qui ognuno è importante nella sua diversità, ognuno ha il suo ruolo ed è essenziale alla vita del bosco.»