Antefatto
Dopo ripetuti inviti da parte di un mio amico dei tempi dell’università tale Özdemir Yazici ora affermato chirurgo estetico in Istanbul, eccomi qua ospite sua e della sua famiglia accompagnata a fare un giro per la città. La signora Dilara Yazici mi ha accolta con grande cordialità, curiosa com’era di dare un volto ad uno dei nomi più volte ricordati da suo marito nei racconti della sua vita universitaria. Ho gli occhi pieni di colori e tutti gli altri sensi ubriachi di tutti quei nuovi odori e suoni mentre mi mostra i palazzi, i luoghi più significativi…
“ Scusa un attimo, debbo passare in clinica per una urgenza” , fa ad un certo punto Özdemir, poi aggiunge:” Vieni, entra ed accomodati nella sala d’attesa. Faccio presto”.
Così entro nella Top Clinic Turkey di Istanbul ove lavora.
Le ampie vetrate del moderno edificio illuminano un’ampia sala; tutto è lucido, ultramoderno e funzionale.
Mi guardo intorno e la mia attenzione è richiamata da un’anomala macchia di colore.
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Mollemente adagiata su uno splendido tappeto Kilim azzurro-rosa, una cammella sonnecchia con le doppie lunghissime ciglia abbassate. Mi avvicino, curiosa, e noto che si tratta di una cammella molto curata. Sembra addirittura che qualcuno le abbia passato del mascara sulle ciglia, è ben spazzolata e profuma di pulito. Ciondoli colorati le adornano le orecchie e il sottogola.
Mi guarda…
“ Merhaba ( cioè ciao in turco), fa caldo, vero?” Mi dice .
“ Mi presento, sono Nahve Del Deshert, per gli amici Navy, e come vedi, sono una cammella sana e robusta ma il carovaniere a cui appartengo dice che non sono piacente e non troverò mai marito. “
La guardo interrogativamente come per sapere cosa c’entri con il suo essere lì e perché ciò la immalinconisca tanto.
Allora lei fa cenno col capo in direzione delle sue gobbe sospirando sconsolata.
In effetti osservo che appaiono alquanto piccole e flaccide, anzi, a dirla tutta, decisamente cadenti e tristemente penzolanti una a destra e l’altra a sinistra.
“ Ma con queste gobbette ridicole nessuno mi vuole” continua, alquanto avvilita.
“Ho la taglia 30 ma tutti , dico tutti, le vogliono almeno taglia 50. Giuro, ho provato a bere fino a 120 litri d’acqua ed una volta addirittura di birra sperando che quest’ultima avesse un effetto più gonfiante ma…niente. Si raddrizzano per un po’ ma restano sempre piccole.
E poco importa se ubbidisco sempre agli ordini, se sopporto un carico di vari quintali alle temperature più torride del deserto. No, di questo non importa a nessuno, appare scontato e tutti mi deridono per le mie gobbe . “
Ha gli occhioni immensi pieni di rugiada, ora.
Tento di sollevarla consigliandola: “Ma, allora, rifiutati! Di’ al tuo carovaniere che una buona cammella non si giudica certo in base alla taglia delle tet… ehm, gobbe”.
“Già! Pare facile”, risponde sgranando gli occhi sotto quel ventaglio di ciglia che sbattono vorticose.
“ Lui me lo ha detto chiaramente che così non vado bene perché con un pieno riesco a fare solo pochi chilometri e perciò il mio destino è segnato; o mi riproduco o mi macellano.
E siccome mia madre è stata eletta miss Cammella-Arabia 2015, sono stata pagata parecchi soldi e potrei generare una stirpe blasonata e di valore per cui il mio proprietario ha scelto per me la prima opportunità.
Ed ora eccomi qui in attesa di farmi una gobbaplastica additiva ed arrivare alla taglia 50 e più.
Però, mi chiedo, perché mai debbo sottostare a tutto questo dolore solo per piacere di più ad un cammello e a chi mi carica 450 kg addosso e poi mi frusta ? Perché non sono accettata per quel che sono, anche con le mie misere gobbe ? Succede pure a voi umane una cosa del genere?”
Mentre cerco una risposta, vedo arrivare Özdemir.
Me ne vado via quasi fuggendo, vigliaccamente eludo la risposta perché davvero non saprei cosa dirle.
Il traffico caotico di Istanbul subito mi inghiotte ed un po’ alla volta cancella l’ultimo fotogramma di quegli occhioni così miti e tristi.
Foto dal web.