L’AUTUNNO
Vien l’autunno con i suoi mille colori,
foglie secche
alberi spogli.
I rami secchi cadono.
Il cigolio delle foglie secche,
che i bambini divertiti calpestano,
sembra una porta
che si apre dopo 100 anni e passa.
L’autunno fa del mondo un grande cimitero.
L’ho scritta alle elementari. Mio padre era talmente tanto fiero di me (o di se stesso, attraverso me, credo sia la definizione migliore di quello che si annidò nel suo ego) che la fece stampare e distribuire alla scuola del paesello, nel quale già non era facile vivere da bambina maschiaccio che a 6 anni aveva fatto l’esame per saltare la prima elementare e andare in seconda col fratello maggiore.
Per fortuna non ricordo la vergogna né la reazione generale, ma ricordo che mio padre modificò la mia poesia, come sempre convinto che quello che io volessi dire lui lo sapesse meglio di me. Mise una virgola all’ultima riga: “che si apre dopo 100 anni, e passa”. Mi ricordo che la lesse con una pausa infinita, più lunga della virgola che ci aveva infilato prepotentemente: <<100 anni. E passa>>.
E io pensavo “ma passa cosa? 100 anni e passa è per dire che sono più di 100 anni ma non so quanti, mica aspetto un treno?”.
Non potevo ribellarmi, perché pareva sempre che ne sapesse più di me. Ma è uno dei pochi ricordi che conservo vividi, quel disprezzo per chi vuol mettermi in bocca cose che non penso e espressioni che non sono mie. Non è confronto ma un affronto, un non voler ascoltare o capire.
Era la mia poesia, e me la sono ripresa.
Nessuna virgola in più ma tutte le ripetizioni che ora correggerei ma che allora andavano bene così.
Buon autunno e buon cimitero colorato!