Ci sono madri, e padri, che non hanno solo dato la vita ai figli, ma che poi, nel tempo, li hanno curati, seguiti, esortati e, soprattutto, amati, lasciando in essi e nell’educazione loro impartita l’impronta che li avrebbe poi plasmati, cresciuti e accompagnati attraverso i percorsi della vita, anche quando la loro affettuosa presenza è diventata malinconica struggente nostalgica assenza, da custodire e accarezzare con gratitudine dentro sé, per tutto il tempo ancora a venire.
Certo, tutti i genitori (o quasi) sono così: amano i loro figli.
Ma è quando l’handicap (di qualsiasi tipo si tratti) del figlio assurge al ruolo di sprone e stimolo a ricercare e raggiungere obiettivi prima impensabili, che si manifesta la forza semplice e assoluta dell’amore donato senza nulla in cambio chiedere.
Quell’amore che resterà, invisibile, a riscaldare e cullare la memoria, e che probabilmente verrà a sua volta donato avanti, a tempo debito, ad infiniti altri “figli” che alleveremo, incontreremo e ameremo nel corso della vita.
Perché solo amore genera amore.

Gabri