«E’ brava, sai…»
«Certo che lo so!»
«E allora, perché…?»
«Devo proprio spiegarti tutto?»

I due giudici erano arrivati ai ferri corti. Davanti a loro si susseguivano le esibizioni delle pattinatrici, ma quella di Surya era stata un pugno nello stomaco.

«Tu devi capire che se permettessimo a tutti di improvvisare, di non seguire il programma, sarebbe la fine di questo sport!»

L’altro posò il taccuino su cui stava scrivendo e fissò ad occhi aperti il collega.
«Otto tripli uno dietro all’altro… Sbalorditivo! Ma cosa volete di più?»
«Che segua il programma».
«Se tutti ragionassero così sul ghiaccio ci sarebbero soltanto ragazze sbiadite che recitano una parte…»
«Atlete…»
«E vecchi imbecilli seduti ai bordi della pista che le applaudono!» concluse il giudice.
«Ma come ti permetti!» urlò l’altro, alzandosi.

Quel gesto non era passato inosservato. Nella sala era sceso il silenzio e in molti guardavano la scena. Il giudice si risiedette.
«Quello che non posso accettare», spiegò con ritrovata pazienza, «è che quella donna faccia quello che vuole».
«Anche se è la più brava?»
«Non è…»
Il giudice si interruppe: Surya era scesa nuovamente in pista e volava sul ghiaccio. Eseguiva le figure unendo alla grazia una potenza sconosciuta alle altre, che le consentiva di eseguire serie impossibili tra gli applausi scroscianti del pubblico.
«Ecco, non lo vedi?» riprese, «danza come un uomo!»
«A me non sembra proprio un uomo», osservò l’altro con un sorriso.
«Sai che non intendevo in quel senso, volevo dire che…»
Proprio in quell’istante Surya Bonaly, dopo aver preso un leggero slancio aveva eseguito una figura incredibile, un salto mortale all’indietro atterrando su una sola lama. Tutto il pubblico e anche il giudice che stava difendendola scattarono in piedi, applaudendo.
L’altro giudice era rimasto senza parole.
L’esibizione terminò. Nonostante quel salto spettacolare, che mai nessuno aveva eseguito, neanche gli uomini, il punteggio fu insufficiente alla vittoria.

Il giudice più anziano ripose il taccuino nella borsa, alzandosi.
«Cosa ti avevo detto? L’improvvisazione non paga!»
Il suo collega scrollò la testa.
«Non riesco a capire come facciate ad essere così ottusi!»
L’altro scattò:
«Prima che io faccia vincere un urang utang il ghiaccio dovrà diventare bollente!»
«Allora è questo il problema! Il colore della sua pelle!»
Il primo giudice rise sonoramente.
«Hai visto chi è il cretino qui? Ce ne hai messo di tempo per capirlo!»
E uscì dalla tribuna, seguito dagli altri suoi colleghi.

Ai bordi della pista Surya nascondeva le lacrime dietro un sorriso freddo come il ghiaccio.