Elvira, chiusa nella sua stanza, aspetta con
impazienza che il campanile suoni i dodici rintocchi,
l’ansia di rivedere il suo amore proibito è incontenibile.
Sarebbero fuggiti insieme, lontani da quel castello e
da quel padre che aveva deciso per lei il matrimonio con
un uomo che non amava anzi, la ripugnava.
Mancano dieci minuti alla mezzanotte, è scoppiato
un temporale con lampi e tuoni fragorosi, l’ansia della
fanciulla aumenta, teme che Adalberto non riesca a
raggiungere la cima della torre con quel tempaccio.
Indossa il mantello, prende il candelabro ed esce
dalla stanza, con la massima cautela percorre il lungo
corridoio che conduce alla scala verso la torre. Si ferma
all’angolo per controllare il segnale convenuto di via
libera: una piccola croce incisa sulla pietra. Al lume
delle candele scruta attentamente e la vede, sì, lui è lassù
e la sta aspettando!
Comincia la ripida salita, la fiamma delle candele
proietta ombre sinistre sui muri, il fragore dei tuoni è
assordante ma Elvira non ha timore, veloce e sicura
continua a salire col sorriso sulle labbra.
Eccola finalmente in cima alla torre, si copre la testa
col cappuccio ed esce allo scoperto. Vento e acqua
spengono le fiammelle del candelabro, Elvira chiama il
suo amato con voce incerta, ad un tratto ecco che una
sagoma si staglia tra i merli della torre, un braccio si leva
in segno di saluto, la fanciulla si precipita da lui.

Giunta a pochi passi, completamente fradicia di
pioggia e intirizzita dal freddo, tende le braccia verso
Adalberto ma, il suo cuore cessa di battere e il corpo si
impietrisce, vedendo gli occhi inferociti di suo padre
fissarla con disprezzo.
«Padre!» – esclama Elvira terrorizzata
«Sgualdrina! Cosa credevi di fare? Speravi forse di
sfuggire al mio controllo e andartene con quel farabutto?
Poveri illusi! Dunque è qui che ti aspettava eh? Per
fuggire insieme. Come avete potuto essere così stupidi!»
Elvira tremante riesce solo a chiedere:
«Padre…dov’è lui?»
«Lui? Ma è qui, non lo vedi?»
La fanciulla non capisce, si guarda febbrilmente
intorno, la pioggia le impedisce di vedere chiaramente.
Getta uno sguardo dietro le spalle del padre, non c’è
nessuno, guarda più in basso verso terra e lo vede, un
fagotto accovacciato ai piedi del padre. È Adalberto!
«Nooo! – urla Elvira con tutto il fiato che ha in gola
– nooo! L’hai ucciso!»
Si getta addosso al padre tempestandogli il petto di
pugni. L’uomo la respinge con disprezzo:
«È ciò che meritava, vuoi fare la stessa fine anche tu,
lurida sgualdrina?»
Folle di dolore Elvira come impazzita si getta dalla
torre sfracellandosi al suolo.
Narra la leggenda che da allora, di notte, durante i
temporali, si vedono due figure abbracciate tra i merli
della torre.