Seconda parte

Guardarono con sufficienza due Granchi che tutte le mattine sfoggiavano i loro fisici e la loro forza andando a Punta Manara dove si arrampicavano su quella ripida parete rocciosa dalla quale dominavano tutto il Golfo, sopra e sotto il mare.
Esperienze indimenticabili che a volte condividevano con due belle Riccette che lasciavano il relax della Marinetta per seguirli. Erano toste e se la cavavano bene nelle arrampicate.
Solo una volta una riccetta rotolò giù ma il Granchio la afferrò con le sue chele e, pur spaccandole qualche aculeo,la salvò.
Tutto finì bene.

In tarda mattinata la spiaggia si popolava di bimbi che inventavano mille giochi, mamme che si abbronzavano e pensionati che passeggiavano sulla battigia.
Ma i nostri amici in fondo al mare erano tranquilli perché l’acqua già fredda, non invitava a bagni fuori stagione.
Quello che gettò lo scompiglio in tutto il Golfo, fu invece un banco di Muggini che, usciti dal porto di Genova, andavano in cerca di acque più pulite e più sicure
Saltavano come grilli e avevano attirato tanti altri pesci nel loro percorso.
Tra questi Stella Marina che con le sue cinque braccia faceva una gran fatica a seguirli, ma era battagliera e niente l’avrebbe fermata.
Arrivati davanti alla Baia suscitarono l’interesse di tutti.
Dalla sua tana persino la Patella era tentata di lasciare lo scoglio per rendersi conto del significato di quello Tsunami
Il Gambero, in confusione completa, voleva andare ad intervistare il capo dei Muggini
Le Ziguelle e le Occhiate, curiose e pettegole, si mischiarono al Banco mentre Ricci e Granchi si godevano il tutto dall’alto della roccia.
La Conchiglia della Careghetta che nella vita ne aveva visto di tutti i colori, pensò: la solita fregatura!
Ma poi riconobbe Stella Marina laggiù vicino alla diga e cominciò ad agitarsi per farsi notare: riuscì nel suo scopo e si incastrarono in una specie di abbraccio.
Strani disegni del destino le aveva fatte incontrare e un profondo legame si era stabilito tra di loro.
Un amico comune, un meraviglioso Delfino, nato e cresciuto nella Baia che con la sua eleganza e i suoi “ultra” suoni allietava tutti gli abitanti del fondale.
Purtroppo era rimasto impigliato nella rete di un antipatico pescatore inglese, un certo Parkinson che lo tenne prigioniero e lo fece soffrire a lungo.
Il Delfino riusciva lo stesso a mandare segnali agli amici e a tenerli uniti; era stato veramente speciale, anche ora che fisicamente non c’era più, la sua presenza era costante.
Stella Marina strinse ancora la Conchiglia e si affrettò a raggiungere quel variopinto Banco che marciava verso altri lidi.
Il sole volgeva al tramonto e disegnava le ombre lunghe delle case di Portobello sulla spiaggia; Miche aveva tirato in secco la sua barchetta.
Le campane dei Frati suonavano l’Ave Maria.
Sul fondale ognuno ritornò ai suoi scogli prima di essere colto dal buio.
Era trascorso un altro giorno uguale ai precedenti e a quelli che sarebbero venuti.
La Conchiglia lanciò un’ultima occhiata alla Patella e pensò: “Che sia questa l’Eternità?.

FINE