TEORIA DELLE PROBABILITA’ – PROBABILISMO ONTICO
Il probabilismo ontico è una teoria ontologica in base alla quale ciò che è necessario rappresenta il massimo delle probabilità e ciò che è casuale il minimo delle probabilità. L’alternanza dialettica necessità/caso si dà quindi in una scala astratta, ma matematicamente controllabile per approssimazione caso per caso con adeguati algoritmi, dove la casualità è l’estrema improbabilità e la necessità l’ estrema probabilità.
(da Wikipedia)

LIAISON D’AMOUR 
Nel capitolo precedente abbiamo appurato che l’affascinante Portoghese, avventuriero in perenne fuga, è in realtà un matematico, mentre negli abiti seducenti della sensualissima Madame si cela la strega Elvira.
Nessuno è ciò che appare.
Converrebbe, al nostro matematico, prima di un suo maggior coinvolgimento, fornirsi di un buon testo filosofico e ristabilire la differenza tra ontico ed ontologico e, su questa rilettura analizzare al lume di quella logica matematica, che pur non dovrebbe difettargli, la sequenza degli eventi fin qui accaduti, partendo dalla teoria delle probabilità dove, in sunto, si chiosa che ai due estremi della scala matematica troviamo la casualità come fattore dell’improbabilità e la necessità, invece, quale fattore della probabilità.
Ma la divina visione di Madame in guepiere di pizzo nero e l’attimo dopo vestita solo di aggressivi sospiri, gli impedì qualsiasi salvifica valutazione: l’indifeso ontico, armato solo della spada del suo pene, si stava consegnando, nudo e consenziente, alla meravigliosa creatura ontologica.
Che deliziosa tortura può essere l’amore: più Madame esigeva più lui era disposto a dare.
Lei aveva stravolto ogni regola ed ora lui non voleva più fuggire.
L’avrebbe rincorsa, se fosse stato necessario, in capo al mondo, ululando in ginocchio il suo nome, semmai l’avesse conosciuto, che neppure quel privilegio lei gli aveva concesso.
Madame e le sue voglie, stravaganti, lussuriose, eccitanti.
Nessuna, come lei, aveva saputo ingolosirlo.
Nessuna, come lei, aveva saputo nutrirlo negandogli il cibo.
Arrivava dopo giorni di assenza, e  per lui di dannazione, preannunciata dalla scia amara del suo profumo.
Monsieur, j’ai besoin de vous.
Null’altro.
Ma questo gli bastava per tornare a vivere.

L’INCOGNITA
Eppure la meravigliosa creatura ontologica sarebbe riuscita a travolgere, con la potenza seducente del suo buio allure, tutti gli algoritmi sui quali fino ad allora il Portoghese aveva basato la sua teoria delle probabilità, se non fosse cinicamente accorsa in aiuto della ormai traballante ragione dell’umiliato, disperato ontico, quell’incognita che tutte le tesi possibiliste contemplano come futile ma destabilizzante, matematicamente non controllabile perché finalizzata solo all’ipotesi di se stessa: Costanza.

Non esistono due mondi separati, due realtà diverse, un mondo normale e uno paranormale…esiste un  mondo unico, che si può “guardare” o “vedere” (Carlos Castaneda)

TRACCE DI MADAME 
E nel mondo di Madame, al Portoghese, non era concesso guardare neppure da uno spiraglio di serratura.
Aveva iniziato a vivere rattrappito in se stesso, disperato ed insicuro, in una sorta di sonnambulismo esistenziale, cosicchè passava il tempo nell’attesa dei suoi ritorni pur senza averne mai la concreta certezza.
Nei brevi attimi di lucidità materializzava visivamente, e con chiarezza di particolari, la rete nella quale l’allure nero di Madame lo teneva prigioniero, dove neppure osava dibattersi per timore di recidere quella corda sottile che lo univa a lei.
Non anelava la fuga ma piuttosto ad essere divorato dalla meravigliosa creatura, diventarne parte e palpitare all’unisono con i battiti del suo cuore.
Un filo si seta del suo scialle, una forcina, un guanto dimenticato, un bracciale usato come anello di catena: le scarne tracce dell’esistenza di Madame, feticci che lui gelosamente custodiva come reliquie del bottino proibito di un pirata.

RIVELAZIONI DELLA PRESENZA DI COSTANZA
Seduto al solito tavolino del solito bistrot, il Portoghese fumava una sigaretta dopo l’altra guardando fisso davanti a sè con lo sguardo introverso e cattivo degli ossessionati.
Madame non era ancora tornata, un’attesa lunga più delle altre che lo stava crudelmente dilaniando.
Gli occhi spenti, le occhiaie scure, la barba incolta: somigliava ad un naufrago disgraziato che era stato salvato suo malgrado, trascinato dalla forza del mare e scaraventato, al sicuro, sulla battigia, quando invece volentieri avrebbe preferito perire risucchiato dagli abissi piuttosto che sopravvivere senza Madame.
Abbandonato dalla sua musa e rinnegato perfino dalla nera signora, senza nemmeno quell’ultima sigaretta a cui ogni condannato ha pur diritto, malediceva quel Dio sadico che lo aveva risparmiato solo per farsi beffe di lui e che, dal profondo degli abissi,  ne era certo, lo stava beffardamente irridendo.

Ma ecco che da quel mare malvagio emerge Costanza, scintillante sirena dagli occhi di pervinca e la bocca di monella, che gli offre la sigaretta che tiene tra le labbra.
Et’ la dernière, monsieur, mais volentieri je la divise avec vous.
La marcata pleofonia con cui pronuncia le vocali rivela la sua origine slava.
Il Portoghese non la degna d’uno sguardo, né s’avvede della sensualità di quell’offerta che profuma di bocca di donna, mentre ne aspira il fumo con avide boccate, allo stesso modo di un condannato alla forca che respira la sua ultima aria.

COINCIDENZE
Quanto dista l’isola del naufragio dal bistrot parigino dove ha incontrato la donna più bella, e più crudele, del mondo?
Coincidenze strane e beffarde spesso regolano la nostra esistenza, come in questo caso specifico dove la sigaretta rappresenta il fattore comune.
La prima volta che aveva visto Madame, lei fumava annoiata aspirando da un eccentrico bocchino d’ebano, ora la storia si stava ripetendo con quella sconosciuta, probabilmente una slava, emersa dalle penombre del suo delirio ad offrirgli la sua ultima sigaretta affinchè lui potesse calmare, sia pur solo per un breve momento, il dilaniamento dell’astinenza.
Astinenza da Madame, che da giorni era sparita non curandosi affatto di lui né del deliquio al quale stava soccombendo.

PER IL NAUFRAGO ESISTE SOLO UN MONDO UNICO
Ed ecco che nella storia è apparsa quest’altra donna, Costanza, che abbiamo stabilito essere di origine slava e che nonostante il Portoghese abbia trattato con indifferenza e rozza scortesia, si è seduta al suo stesso tavolo, esattamente come aveva fatto Madame

Nello scompiglio della spiaggia, il naufrago scorge il forziere delle reliquie proibite, profanato dei suoi tesori.
Come un folle setaccia furioso la sabbia, granello per granello, nella ricerca impossibile di quel filo di seta o della forcina, sfuggiti alla razzia del Dio delle burrasche.
Al naufrago, intento nella sua certosina quanto impossibile ricerca, gli sembra di cogliere nel lamento del vento, che pur va ora chetandosi, acciottolio di vasellame e tintinnio di bicchieri, e la voce della donna che gli siede accanto.
Ma non c’è, in quel sussurro di vento, il seducente, imperativo, richiamo di Madame.

 MAI PRIMA
…quando aveva varcato la soglia del bistrot gli era sembrato che lei lo stesse aspettando.
La biondina dagli occhi turchini gli sorrideva e con un cenno della mano, lo invitava al suo tavolo.
Era molto bella…ma non era Madame.
Sono davvero perso.
Pensò, immaginandosi come in quel momento appariva, impalato davanti alla porta, un intralcio con l’espressione stralunata.
Eppure c’era stato un tempo, neppure troppo remoto, in cui egli stesso avrebbe, in tale circostanza, sollecitato il gioco, rallentando o accelerando i tempi della recita, per rendere più eccitante ciò che gli sembrava fin troppo facile ottenere.
Ma tutto questo apparteneva al tempo prima di Madame.
Perchè lei lo aveva irretito col miele scuro del suo ventre e stordito col suo buio profumo, reso schiavo delle sue voglie e delle sue negazioni, completamente dipendente da lei.
Mai prima aveva vissuto così intensamente una donna.
Mai prima era appartenuto davvero a qualcuna.
E questo gli faceva dolere la pelle, ardere il sesso, vivere in continuo stato d’allerta emotiva.
Ma non bastava, ancor di più avrebbe voluto essere un dito, un dente, un lobo, un capezzolo di Madame, per essere parte viva di lei, e non gli sarebbe importato se quel dito, quel dente, quel lobo o quel capezzolo, avrebbero eccitato un altro uomo.
Lui ambiva ad appartenerle completamente.

UN UOMO SENZA  PIU’ MISTERO
La biondina dallo sguardo turchino era così diversa da Madame, come il giorno dalla notte.
Lei sembrava fatta di luce quanto l’altra era permeata di tenebra.
J’ai envie de vous embrasser.

Era uscito dalle sue labbra naturale come un respiro: né richiesta, né proposta, ma desiderio.
J’ai envie de vous embrasser.
Perchè?
Era la prima volta che chiedeva il perché ad una donna che volesse baciarlo.

Ho voglia di baciarvi perchè l’amore vi sta uccidendo e vorrei essere io quella che coglierà il vostro ultimo respiro.
Così aveva risposto lei, seria, a quella sua domanda
Dunque il seduttore di un tempo era diventato, per colpa di Madame, un uomo senza più  mistero, facilmente abbordabile in un caffè da una biondina graziosa e molto perspicace che gli si proponeva come officiante per quell’ultimo atto: colei che coglierà ultimo respiro dalle sue labbra.
Un tempo, prima di Madame, era lui che coglieva, che disarmava, che costringeva alla resa per poi darsi alla fuga, lasciandosi dietro tumulti di sospiri, temporali di lacrime e l’inconsolabile disperazione di tutte le donne che aveva, nei suoi banditeschi approcci, reso vedove prima ancora della promessa di nozze.

Ma ora ecco che questa biondina, dagli occhi turchini e la bocca di monella, schiettamente gli palesa  la realtà evidente di ciò che egli è diventato: un agonizzante.

IL PENULTIMO RESPIRO
Ho voglia di baciarvi perchè l’amore vi sta uccidendo e vorrei essere io quella che coglierà il vostro ultimo respiro –
– Non me ne vogliate ma il mio ultimo respiro sarà solo per lei, per la donna che amo –
–  Allora coglierò il penultimo –
E lo bacia sussurrandogli: vi prometto che sarà un lungo, eccitante, penultimo respiro.
E’ un giuramento che la biondina pronuncia con voce seria e nel suo accento straniero che confonde le vocali, cosicché il Portoghese se ne intenerisce e con un dito sfiora quelle labbra che si sono posate, un attimo prima, sulle sue.
Lei dischiude la bocca e a lui pare un istinto innocente quella punta di lingua che risponde alla carezza del suo dito, che lui non sottrae e lei non rifiuta, ma che complice morde, solletica e lusinga.
Lo eccita, trascinandolo nella lussuria di un gioco privato sfacciatamente esibito nello splendore delle luci del bistrot affollato.

IL FATTORE X
Il Portoghese non era un novellino da iniziare alle pratiche del sesso che, nella sua burrascosa carriera di dongiovanni ne aveva viste e fatte ed escogitate, anche d’inedite.
Ma puntando arrogantemente solo su stesso, estimandosi numero uno, anzi numero unico, non aveva tenuto in alcun conto che nel calcolo delle probabilità ci potessero essere altri, seppur remoti, numeri uno e numeri unici.
In barba a tutti i suoi diabolici calcoli matematici, riguardanti la teoria delle possibilità, erano saltati tutti gli algoritmi, cosicchè la casualità si era tramutata in necessità (Elvira) e la necessità aveva generato una nuova casualità (Costanza) che aspirava ad evolversi, in necessità.
Lui rappresentava il fattore X, quello di collegamento, l’innesco della miccia che, senza le dovute accortezze (ed è evidente che egli le ha abbondantemente eluse per via di quella sua eccessiva sicumera) ora rischiava di esplodergli in mano.

NUMERO UNO. NUMERO UNICO
Madame gli aveva rubato l’anima e lo aveva reso assolutamente vulnerabile, follemente innamorato e completamente dipendente da lei.
In questa fase esistenziale, e per lui  nuova, alla stregua di un adolescente inesperto sulla sintomatologia del male che lo stava divorando, si era barricato nella solitaria trappola delle introspezioni, laddove gemmano i sofismi filosofici e dilaga l’ermetismo poetico (materia, quest’ultima, a lui del tutto sconosciuta).
Non era la sua una gelosia di tipo convenzionale, (la disperazione d’immaginare Madame nuda tra le braccia di un altro) ma, piuttosto, la certezza dell’impossibilità di poterla davvero possedere.
Avrebbe accettato, senza alcuna amarezza, l’ipotesi di Madame amante di un altro uomo, o di tutti i maschi del pianeta, a patto che a lui fosse riconosciuto il ruolo di referente prescelto per una correità quasi consanguinea.
Quasi incestuosa.
Ma lui, numero uno, anzi, numero unico, era invece parimenti trattato alla stessa stregua di tutti gli zero, adoratori di Madame.