Sono fatto della materia dei sogni e dei pensieri. Di solito dormo acquattato e silenzioso in qualche angoletto nascosto dell’animo e lì imparo, succhio ogni nuova emozione specie se oscura, come me. E mi gonfio, mi gonfio.

Sono stato creato come meccanismo di difesa, pronto a scattare, ad avvisare di un pericolo che percepisco col mio fiuto sottile. Avete mai visto la gazzella scattare improvvisamente all’avvicinarsi del leone? Ecco, sono io ad avvisarla assumendo la forma del suo terrore.

E anche voi umani… basta che allentiate un poco il controllo…basta un whisky di troppo o che vi rilassiate nel sonno… ed io esco fuori, mi paleso come la peggiore paura che avete.

E così è stato l’altra sera quando quel tipo s’è riempito di ogni schifezza. Lo sapeva bene che non lo doveva fare come quando, da piccolo, combinava guai ed il padre lo puniva picchiandolo con la cinghia dei pantaloni.

Lui correva a nascondersi nell’armadio, sotto il letto o a buio in cantina ma sempre lo raggiungeva quella mano, spietata.

Perciò quella sera, dopo aver dato fondo al peggio di sé, m’ha ridestato ed io sono uscito per avvertirlo, per dirgli che doveva finirla di autodistruggersi.

Ma l’aspetto che ho assunto ai suoi occhi era quello di una mano, un’enorme mano nera, ‘quella’ mano.

Ha preso a gridare, è arrivato qualcuno e ciò m’ha fatto svanire.

Ma non era finita lì.

Sono riapparso dopo un po’ e lui m’ha visto sulla porta basculante del garage.

Ha provato a sfuggirmi rientrando in casa dal retro, l’ingenuo.

Ma s’ illudeva perché io non sono altrove.

Sono dentro di lui, abito nei suoi incubi peggiori.

 

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