Vorrei dirlo.

Molte volte vorrei dirlo, quello che penso, quello che sento, quello che provo.
Eppure, lo sai, non sempre la cosa è così semplice e scontata.
In teoria viviamo in un Paese dove fortunatamente vige libertà di espressione (almeno sulla carta), ma nella realtà quotidiana dei fatti si è ben lungi dal permettersi esternazioni e commenti di qualsiasi tipo.
Ecco che, allora, la Vita ci insegna prima o poi ad accettare confronti, a scendere a compromessi, a fare magari un passo indietro, neppure troppo convinti, per adeguarci senza troppo patire, alle istanze della società, cucendosi occhi e orecchie, forse anche turandosi il naso, perplessi e insieme determinati a proseguire sulla via più comoda per evitare e scansare attriti, confronti, smussare differenze e tacitare coscienze che vorrebbero, invece, urlare al mondo il proprio credo, manifestando con forza la propria volontà, eretta a vessillo di integerrima coerenza e seria edificante impostazione di vita.
Chi, in teoria, non si riconoscerebbe in un modello simile di esemplare linearità e pulizia di azione e pensiero?
Invece, ammettiamolo, non è così.
Spesso non è affatto così.
Ci si interroga, ci si analizza, ci si adegua, si cercano – e si trovano – soluzioni accomodanti o di ripiego pur di non far la fatica di lottare.
Perché è vero, lo sappiamo, lottare costa fatica, essere coerenti con se stessi costa fatica, portare avanti il proprio credo costa fatica, affermare il proprio Essere e volerlo difendere ad oltranza costa fatica. Tanta.
Ecco, allora, la riflessione, la valutazione, e infine il cedimento.
Siamo esseri umani, dopotutto.
E si può crescere, se presenti a se stessi, anche così…