A me, questa immagine ha subito ricordato quell’antica canzone, “Vola, colomba bianca, volaaa…”, che i miei genitori cantavano a squarciagola in casa quando ero piccola e in tutto il caseggiato risuonavano, allora, gli echi delle voci provenienti da ogni pianerottolo, da ogni balcone, da ogni finestra, di giovani casalinghe e operai che si mescolavano, intonatissime, le une alle altre in un’esibizione corale involontaria ma contagiosa, allegra e beneaugurante che faceva bene al cuore.

Erano gli anni ’60 e mentre le mamme cantavano, frotte di bambini giocando si rincorrevano festosi nei cortili, ore e ore a giocare fuori, finché dai balconi o dalle finestre non arrivava verso sera il quotidiano strillo materno, preceduto dal nome del pargolo; “… a casa! È pronto in tavola!”
Ecco, così.
Ricordi d’infanzia serena trascorsa a giocare nei cortili e voci e canti che si diffondevano tutt’intorno in una semplice armonia di suoni, colori, profumi.
Questa immagine, e la mia memoria, mi hanno fatto un regalo, oggi.
La campagna che si estendeva alla fine della periferia urbana accoglieva il nostro vociare infantile e le nostre biciclette lasciavano solchi profondi nel terreno bagnato dopo la pioggia o i temporali estivi.
Non farei cambio con l’infanzia di oggi.
E anche se non è bianca, e anche se non è una colomba, questa mia vita ancora vola, respirando, con gratitudine, quell’aria che ancora sa come si fa, ad accarezzare il viso…

[Art by Simone Spicer, “Piece for Peace”]