Il regno di Ulpio

 

Tanti tanti anni fa, sul Monte Soratte c’era una bellissimo bosco incantato.

Madre Natura era stata molto generosa ed era abitato da carpini neri, aceri, lecci, piccoli terebinti, euforbie, elicrisi, asfodeli e tante altre splendide piante.

Ma fra tutti, si distingueva un grande Olmo e dato che era l’unico, Madre Natura lo elesse re del bosco.

Visto, però, che essere sovrani non è un compito facile, cercò per lui un aiutante e dalla lontana isola d’Irlanda, fece venire fin lassù, la fata Eileen.

Eileen indossava solo i suoi capelli, rossi e morbidi che le arrivavano fino ai piedi e coprivano interamente la sua figura. La sua pelle era bianca come la neve e sul viso c’erano piccole lentiggini. I suoi occhi erano di un meraviglioso color indaco. Aveva una bacchetta di rami di nocciolo con l’impugnatura di cristallo e sulla sua estremità, c’era una rosa color amaranto.

Un piccolo falco di nome Seanan, l’accompagnava ovunque lei andasse.

Camminava molto attraverso il bosco, parlando con tutte le creature che lo abitavano, per poter poi riferire a Ulpio, il grande Olmo, tutto quello che succedeva dove lui non arrivava a vedere.

Un giorno, ai piedi di Ulpio, nacque una pianta di Edera che chiamarono Camilia.

Camilia cresceva velocemente e diventava sempre più bella. Cominciò ad arrampicarsi sul tronco di Ulpio e ben presto arrivò fino alla sua chioma.

Una Malvarosa, vedendola così bella, le aveva voluto fare omaggio di alcuni fiori che soffiò tra le sue foglie e lei divenne ancora più bella.

Ulpio cominciò a guardarla con occhi amorevoli, mentre lei si stringeva forte a lui. Nei giorni di vento, lui la racchiudeva tra i suoi rami forti per proteggerla.

E l’amore sbocciò, forte, intenso, come ancora non era mai successo tra nessuna creatura che abitava nel bosco incantato.

Tutti ne erano felici, anche Eileen.

Spesso la Fata sedeva ai piedi di Ulpio e cominciava a narrare storie del luogo da cui proveniva e a descrivere la natura che aveva lasciato, molto diversa da quel bosco.

Allora tutti gli animali si radunavano intorno a lei per ascoltarla e le sue parole arrivavano anche ai Lecci più alti e agli Aceri, agli Elicrisi e a tutta la popolazione di quel magnifico regno.

Raccontava delle fitte Piogge che in alcuni periodi cadevano tutti i giorni, del Vento che spirava così forte da sospingerla in un’altra direzione mentre camminava. Ma soprattutto, parlava loro dei verdi prati e della Brughiera che tanto le mancava.

Quando Madre Natura le aveva chiesto di venire in questo bosco, lei ne era stata contenta. Conoscere posti nuovi la incuriosiva, ma il Monte Soratte era di origine calcarea e il verde non era così brillante come quello che aveva salutato. Soprattutto, le mancava la Brughiera. Quella distesa di Brughi ed Eriche selvatiche, quel mare color viola o malva che diffondeva serenità.

Le sue storie affascinavano tutte le creature intente ad ascoltarla intorno al grande re del bosco.

Elia la volpe, fu contenta di sapere che anche in Irlanda c’erano suoi simili e cosi anche Annio il riccio.

Seannan, il fedele falchetto di Eileen, raccontò degli uccelli che popolavano l’isola e così la curiosità di tutti fu soddisfatta ed Ella, la cinciallegra, decise che sarebbe andata a trovare le sue sorelle che vivevano oltre il grande mare.

Camilia ascoltava le storie della Fata abbracciata al suo Ulpio ed un giorno espresse un desiderio:”Vorrei che io ed Ulpio generassimo una figlia e che questa figlia abbia i colori della tua Brughiera, Eileen. Ascoltandoti me ne sono innamorata .”

Eileen allora andò sul punto più alto del Monte, allargò le braccia e chiamò il Vento. Questi arrivò subito, soffiando dolcemente tra le Nuvole e lei gli fece la sua richiesta.

“Caro Vento – gli disse – io non posso lasciare questo Monte, ma tu che puoi viaggiare veloce fra tutte le terre e il cielo, ti prego, arriva nella mia verde isola e ritorna con i semi dell’Erica selvatica.” Il Vento la salutò e le promise che sarebbe tornato presto.

Non passò molto tempo che tornò da Eileen e le consegnò i semi.

Lei li depose ai piedi del grande Olmo e danzò, oscillando la bacchetta nell’aria, con l’amico Vento che solleticava le foglie di Ulpio e degli altri alberi.

Il re del bosco e la sua regina, attesero con ansia la nascita della loro figlia e dopo qualche tempo, spuntarono le prime foglie aghiformi che sarebbero rimaste sempreverdi e poi le prime spighe ricoperte dai piccoli fiori rosa.

Ulpio e Camilia, la chiamarono Erin, in onore della Fata e della sua terra.

Erin cresceva coccolata dalla sua mamma e dal suo papà e da tutte le creature del bosco. Eileen la proteggeva da clima del Monte poco adatto a lei e Seanan, la vegliava dall’alto. Era così cresciuta che ormai occupava gran parte del suolo e quando il vento la faceva ondeggiare, si poteva sentire il profumo del grande mare che lì, nessuno, tranne la Fata e il falchetto, avevano mai visto.

Era passato qualche anno da quando Erin era nata. Sotto al Monte Soratte, il Tevere scorreva tranquillo e nel bosco incantato, le stagioni si susseguivano serenamente con Ulpio che interveniva saggiamente sulle controversie dei suoi sudditi, con la sua Camilia che non lo lasciava mai e con l’aiuto di Eileen.

Ma nel mondo, al di fuori di quel bosco, non regnava più la pace.

Era scoppiata la guerra, una guerra mondiale e una mattina, gli abitanti del bosco furono svegliati dal rumore assordante delle bombe lanciate sul Monte Soratte.

Le truppe tedesche si erano stabilite lì e gli americani li bombardavano.

Furono momenti tremendi. Gli animali correvano a nascondersi, le piante tremavano. Ulpio cercava di proteggere Camilia e la sua Erin come poteva.

Dopo un primo momento di smarrimento, la fata iniziò a far oscillare la sua bacchetta di nocciolo e il bosco incantato, fu rinchiuso in una bolla dove si poteva sentire solo il fruscio delle foglie spaventate.

Quando tutto fini, dopo che il fumo dei bombardamenti fu portato via dal Vento, Eileen alzò la bacchetta e la bolla sparì.

Sul Monte sembrava tornata la quiete.

Gli animali uscirono dai loro nascondigli. Seanan andò a recuperare Dorvio lo scoiattolo che era rimasto frastornato e stava per cadere dall’enorme Leccio su cui si stava arrampicando al momento dei primi boati.

Ulpio strinse forte forte a sé Camilia e Erin e poi carezzò con le sue foglie i rossi capelli di Eileen. Li aveva salvati.

La Fata abbracciò il suo tronco, carezzò l’Edera e la bellissima Erica e poi tutti quelli che si avvicinarono a lei per ringraziarla.

Tornarono alla loro vita tranquilla ed Erin riprese a crescere sempre più.

Un pomeriggio si addormentò e quando si svegliò, vide qualcuno disteso su di lei. Un po’ spaventata, cominciò ad osservare l’umano che dormiva sui suoi fiori. Aveva i capelli del colore del Sole e con le sue spighe prese ad accarezzare il profilo del suo volto.

Intanto Seanan che la sorvegliava dall’alto, volò ad avvertire Eileen della presenza dello sconosciuto.

Quando lei arrivò, trovò Erin in uno stato d’ estasi.

“Cosa fai piccola mia?” “Eileen, guarda! Non ho mai visto nessuno cosi bello.”

“Non hai mai visto un umano, Erin.”

All’improvviso il ragazzo si destò e Eileen si rese invisibile.

Era molto giovane e sembrava smarrito. I suoi vestiti erano strappati e aveva il viso sporco di terra.

Due grosse lacrime scesero dai suoi grandi occhi chiari e rigarono le guance.

Erin non sapeva cosa fare. Chi era quello sconosciuto e come poteva aiutarlo?

Il ragazzo continuò a piangere e pianse cosi tanto che, sfinito, si riaddormentò. Il suo sonno però era molto agitato e allora lei ricominciò ad accarezzarlo delicatamente e pian piano, il ragazzo si calmò.

Erin sentiva dentro di sé, qualcosa di sconosciuto, qualcosa che prima di allora non aveva mai provato. Sapeva solo che non si sarebbe più allontanata da lui.

Eileen tornò visibile e capì subito che la sua piccola protetta si era innamorata per la prima volta.

La figlia di Ulpio cercò di spiegarle cosa stava provando per quel giovane che non aveva mai visto e la Fata le spiegò l’amore.

Ma cercò anche di farle capire che quel sentimento lo avrebbe provato solo lei. Non poteva nascere nulla tra un’Erica e un umano.

La principessa del bosco incantato iniziò a tremare e si sentì triste.

Presa da quella passione che non aveva mai sentito prima d’ora e disperata per quello che Eileen le aveva detto, pregò la Fata di farla diventare umana. Eileen disse di no, era una creatura del bosco e non sarebbe mai potuta diventare umana. E poi che cosa avrebbero detto i suoi genitori? Camilia l’aveva desiderata così tanto.

Erin pianse e si disperò, tanto che la Fata temette che avrebbe svegliato il ragazzo. Cercò di calmarla, ma non ci riuscì.

Allora Erin la pregò di farla diventare umana, soltanto per il tempo che ci sarebbe voluto per sapere chi fosse il giovane sconosciuto.

Eileen che amava teneramente quella creatura che le ricordava la sua Brughiera, accettò. “Ma i tuoi genitori non lo dovranno sapere. Quando lui si sveglierà, gli parlerai e ti farai raccontare chi è e perché si trova qui. Poi, sarai di nuovo Erin, l’Erica selvatica. Sappi però che qualcosa della tua natura, rimarrà comunque nel tuo aspetto.”

Erin accettò. La Fata la toccò con la sua bacchetta magica e la fece cadere in un sonno profondo. Quando si svegliò, era una bellissima ragazza, con dei fiori blu che ricoprivano il suo corpo a farle da vestito e lunghi capelli di erica selvatica che coprivano il suolo.

Eileen si nascose dietro un Acero. Lei iniziò a guardare le sue mani, si toccò il viso. Capì di essere diventata umana e ne fu contenta, ma il ragazzo si stava già svegliando.

Quando aprì gli occhi fu sorpreso di trovarsi davanti quella meravigliosa creatura, ma ne fu attratto.

“Chi sei?” “Mi chiamo Erin e vivo in questo bosco. E tu chi sei?”

Il ragazzo prese a raccontare. Si chiamava Ole ed era un soldato tedesco scampato al bombardamento americano. Si era perso nel bosco scappando e all’improvviso iniziò a piangere. Le raccontò che lui non voleva partecipare a quella guerra, ma era stato costretto ed era sconvolto da tutto quello che aveva visto. Ora voleva solo tornare dai suoi genitori.

Erin lo calmò e dato che aveva accettato di rimanere umana solo il tempo di sapere chi fosse il giovane sconosciuto, lo fece sedere accanto a sé e accarezzandolo lo fece addormentare di nuovo.

Quando però Eileen riapparve, lei si disperò. Non avrebbe mai lasciato Ole. Lo avrebbe seguito ovunque. La Fata cercò di spiegarle che non era possibile, che lei era una creatura del bosco e anche se fosse rimasta con sembianze umane, le sue radici erano attaccate a quella terra.

Non ci fu nulla da fare. Raccontò tutto ai suoi genitori che vedendola cosi disperata, pregarono Eileen di accontentarla.

E cosi fu. Ole si innamorò di lei e stette ancora un po’ nel bosco, ma poi venne il momento di andare.

Erin salutò i genitori affranti, la Fata che l’amava come una figlia e tutte le altre creature che e seguì Ole.

Quando però arrivarono alla fine del Monte, i suoi piedi non si staccarono dal terreno. Provò e riprovò, ma niente. Si ricordò allora di quello che Eileen le aveva detto. Abbracciò Ole piangendo e lo lasciò andare.

Tornò indietro, disperata per l’amore perso e iniziò a vagare per il bosco.

Ancora oggi, se vi capiterà di salire sul Monte Soratte, potrete sentire uno strano fruscio. Sono i capelli di Erin che si impigliano nelle chiome degli Alberi, che vaga nel bosco ancora addolorata per quel sogno d’amore infranto.