Ora c’è questa eccentrica signora che a ben guardare non mi somiglia affatto, ma pur va spacciandosi per me. La signora in questione, oltretutto, è davvero molto bella. Sfacciatamente bella. Di quelle che non passano inosservate e sono più simili ad apparizioni angeliche che a presenze umane. Ma non ha davvero nulla a che spartire con me, e per questo m’inquieta assai la sua ostinazione nell’avermi eletta sua icona. Stamani, però, ho visto un mio ritratto nella sua galleria di famiglia, tra i suoi avi che annoverano una badessa in odore di santità ed un vescovo che per poco non è diventato Papa. La tela che mi ritrae è appesa ad un lungo cordone dorato e sostenuta da robusti ganci perché la cornice che deve sostenere ha un peso rilevante, assai di più di quello della somma di tutti i giorni della mia vita. Se ragionassi con una mente diversa dalla mia, una mente pratica, mi sentirei lusingata da tanta venerazione e forse progetterei anche di trarne qualche vantaggio. Se lei afferma di essere me io parimenti posso sostenere di essere lei. Ora non nascondo di essere stata tentata da questa opportunità, e dai guadagni che potrei forse ricavarne, ma qualcosa in me strenuamente si oppone a questo baratto. Il vaglio è nel rifiuto sul perché io non voglio essere lei: la salvaguardia della mia unicità. Il mio convincimento è che devo possedere qualcosa di veramente rilevante di cui io stessa non mi sono resa ancor conto ma che lei ha intuito, e di cui vuole appropiarsi. Forse quella sua perfezione è solo apparente e parziale e necessita del mio compendio per il suo completamento. Non è dunque ad essere me che mira, ma alla rifinitura della sua identità. Io rappresenterei solo un passaggio obbligato. La donna del ritratto, a ben guardare, non mi somiglia affatto. Decisamente non sono io. Eppure sono assolutamente sicura che lei aspira ad essere me. Così gioca sporco. Tenta di confondermi ignorando però la mia innata propensione al dubbio, e la consapevolezza che se iniziassi a sospettare della mia scarsa capacità cognitiva lei di sicuro prenderebbe il sopravvento.
About The Author
Marilena Migiani
Lo scrivere, per me, non è vivere nel virtuale, ma in questo mondo reale dove non solo ESISTO ma CREO. E' una sensazione meravigliosa che non m'avvicina a Dio, ma a me stessa. (Marilena Migiani) Mi sono innamorata da bambina della parola pensata, del suo potere evocativo, magico. Nel mio vocabolario di allora pochi termini, molto elementari e forse con gli accenti sbagliati, ma capaci di strapparmi a quella solitudine che troppo spesso si tramutava in pianto, e spalancare finestre su mondi fantastici o semplicemente meno desolanti. Pensavo le parole e le vestivo di colori, così come vestivo la mia bambola (avevo una bambolina minuscola, molto essenziale, alla quale confezionavo gli abiti con la carta delle caramelle). Le mie parole evocative avevano odore di caramella. Le parole, anche quelle silenziose, quelle solo pensate, annullano il vuoto opprimente della solitudine. Questo devo aver intuito da bambina, così m'inventavo una favola, ed il finale era sempre bello (a quel tempo credevo ancora molto al lieto fine). Quando non inventavo elaboravo le storie sentite, le stravolgevo, le rendevo diverse da quello che erano in origine. Difficilmente accettavo la storia così come mi veniva proposta: dovevo vestirla con una carta di caramella, e solo io potevo deciderne il colore e il sapore. Ho sempre scritto da quando ho imparato a tenere la penna in mano. Poi c’è stata una lunghissima interruzione dovuta alla nascita di mio figlio, non solo per gli impegni della maternità ma anche perché scrivere e riporre le storie nei cassetti lo trovavo deprimente, perché chi scrive vuole essere letto. Ho ripreso in età ormai adulta, dopo molteplici vicissitudini esistenziali e durante il periodo più buio della mia vita, quello della depressione, su suggerimento dello psicologo e spronata da mio figlio. Scrittura terapeutica. E per me salvifica. Nel gennaio del 2008 ho aperto il blog “Antro Della Strega” che all’inizio era soprattutto diario on line e poi è diventato anche il quaderno dei miei racconti. Se non ci fosse stato internet credo che non avrei più scritto. La blogosfera mi ha dato modo non solo di pubblicare ma anche di conoscere ed entrare in contatto con altre realtà, confrontarmi con esse ed ampliare la mia visuale sul mondo. E sulla scrittura. … e se all’inizio, e per lungo tempo, il colore della mia scrittura è stato bianco rosso e nero, contaminazione dark nelle pagine del mio diario e nei miei primissimi racconti, poi, nel corso degli anni, e sul filo della mia evoluzione personale, è diventata a colori (perfino con inclusioni al neon), fino al più recente bianco e nero, nella tonalità brillante delle pellicole dei vecchi film restaurati per la visione di un pubblico nuovo. E’ per quel pubblico che scrivo e continuerò a scrivere.
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Nell’attesa delle foto di @fabiola_bibbi che saranno sicuramente e come al solito più belle delle mie, la piccola testimonianza di un altro favoloso #japandays con il @mercatinogiapponese all’@ippodromo_capannelle.
@writermonkey c’è stato ancora una volta con i #laboratoriperbambini ❤️
Una giornata bellissima per tutti i presenti.
Ci vediamo al prossimo, vicino vicino al Natale… non mancate! (14 dicembre, ho letto da qualche parte ;-)
Grazie @silvia_casini_books per rendere possibili queste incredibili esperienze! A tratti mi è sembrato proprio di girare per un mercatino di #Tokyo ❤️
Alla prossima!
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